Piccolo manuale di Umanesimo ateo

Il perché e il percome di una vita senza dèi.

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Intro
Prima parte / Un leggerissimo cambiamento
1. Allora, chi è Dio?
2. Quali prove abbiamo che esiste un dio?
3. Che bisogno c'è di credere?
4. Ma se Dio non c'è, come può l'uomo essere buono?
5. In cosa credere? Il cuore dell'Umanesimo
Seconda parte / Cosa dice la Chiesa
6. Perché ci battezzano?
7. A che serve la prima comunione?
8. Un dio così ci rende schiavi

9. Il male, il peccato, il sesso
Terza parte / Quello che la Chiesa non dice
10. Le bugie della Bibbia
11. Credenze cristiane tutte da verificare
12. I brutti esempi di chi predica il Bene
Help & Tips / I trucchi della comunicazione
Finale
Appendice A / I comandamenti: 10 …o 40?
Appendice B / Il peccato originale
Bibliografia

11. Credenze cristiane tutte da verificare

Drriiiiiinn… E la sveglia continua a suonare:

Gesù è nato il 25 dicembre
Il 25 dicembre è una data simbolica, quella reale è sconosciuta.
Oh, ma la Chiesa non ci insegna mica che è un simbolo, vero? In tantissimi diamo per scontato che sia il giorno vero. Falso.
È stato un papa, Liberio, nel 354 doooopo Cristo, a fissare la nascita di Gesù al 25 dicembre. Come si scelse proprio quel giorno? L’ipotesi più accreditata è che fu per sovrapporre la festa cristiana a ricorrenze di culti pagani preesistenti (Saturno, Mitra, secondo una lunga tradizione di dèi associati al sole, che in quei giorni ‘rinasceva’ tornando ad allungare le buie giornate invernali), forse aiutandosi con calcoli approssimativi.
Lo scopo era di farli dimenticare, sostituirvi la religione cristiana e diffonderla.
Come vedi, è stata più che altro una decisione strategica, e a dire il vero sleale, in anni in cui la Chiesa si avviava al potere e alla repressione di culti ed eresie.

Perché non dire chiaro che è una convenzione? Una data di comodo? Se dio voleva festeggiare un compleanno preciso forse l’avrebbe lasciato detto.

Il bambin Gesù fu riscaldato dal bue e dall’asinello
Diresti con certezza che nel Vangelo non c’è traccia della grotta di Betlemme? E nemmeno del bue e dell’asinello, che alitarono su Gesù appena nato per dargli calore? È proprio così.
A parte lo schifo, povero bimbo (mai avuto la fortuna di odorare il fiato di quegli animali? Urgh, terribile!), in nessun vangelo canonico è descritta questa scena. Si trova invece in scritti successivi (Origene) e apocrifi – i testi su Gesù che la chiesa cattolica giudica non ispirati (Vangelo dello Pseudo-Matteo). Cosa vuoi, era una scena troppo carina.

I 4 Vangeli furono scritti da 4 apostoli
Anche a te è stato detto questo? I nomi guarda caso coincidono, ma… no, chi scrisse i vangeli non conobbe mai Gesù personalmente. I vangeli non riportano testimonianze oculari dirette, i veri protagonisti non si sono degnati di lasciarci alcunché. Certo, è più fico se si pensa agli apostoli, i loro racconti sembrano più veri, più credibili… E che vi sia poca chiarezza su questo non fa forse comodo?
Ancora oggi non si conosce molto degli autori originali, ma è più facile che le cose stiano così: Marco non fu un apostolo, si vuole che nel suo vangelo riporti in greco alcuni ricordi di Pietro, di cui presumibilmente fu discepolo a Roma, forse dopo la sua morte. Matteo fu con più certezza un ebreo di lingua greca, e base del suo vangelo fu quello di Marco. Nemmeno Luca fu apostolo, ma compagno di Paolo, e per il suo vangelo raccolse da Marco e da altre fonti. Nemmeno il Giovanni del 4° vangelo era l’apostolo, ma un altro detto il Presbitero, che lo scrisse in Asia minore intorno all’anno 100 preoccupandosi gran poco del Gesù storico. Va ricordato che nemmeno Paolo, che ha una parte a dir poco fondamentale nell’invenzione del cristianesimo, conobbe Gesù. Egli stesso ci dice (anche contraddicendosi, vedi Atti 9,7 e 22,9) che gli è apparso soltanto in una ‘visione’. Una visione?
Secondo la critica storica moderna, dei 27 libri del Nuovo Testamento la larga maggioranza è attribuita alle persone sbagliate: in altre parole, testi senza nome che passano per apostolici – al fine di pretendere autorità e ispirazione, difendere un certo punto di vista, delegittimarne un altro, rimpolpare la tradizione – secondo una pratica di contraffazione largamente diffusa (e mai smessa), come notano con irritazione i maggiori autori del tempo.

Ricapitolando: chi li scrive non fu apostolo né testimone oculare, ma anonimo seguace istruito e di lingua greca (dunque lontano, per cultura e geografia, dagli illetterati apostoli ebrei) già pieno di fede (cristiana) che, dopo 30 e fino a circa 65 anni dagli eventi (il tempo di diffondersi e cambiare. Non era forse subito dopo il momento migliore di scrivere, per fissare integro il ricordo e scongiurare il rischio di mille visioni e divisioni interne, come di fatto poi avvenne?), raccolse testimonianze (che già per natura non garantiscono uniformità di contenuto o esattezza di senso) ed echi di testimonianze (dei convertiti delle generazione successive), a lungo diffuse oralmente (!), di una parte delle cose forse dette o fatte da Gesù (non più ‘di’ ma ‘su’ Gesù), e ne trasse una sua versione (vangelo ‘secondo’ Luca, ‘secondo’ Giovanni, …) in 3a persona, più o meno colorata da dettagli romanzeschi ed episodi non storici, a chiaro scopo didattico/apologetico e consolatorio (e questo da solo basterebbe), senza mai pretendere ispirazione da Dio (come pure le Lettere e gli Atti). Gli scritti furono ricopiati (a mano) e tradotti (da copie di copie di originali perduti), scelti e riuniti solo secoli dopo (non erano stati pensati né usati mai come canone), ritoccati per errore o intenzione (ma rimanendo incoerenti in più punti), e via ancora interpretati diversamente senza interruzione. Una strada tortuosa… Si può dare per scontato la verità e la sincerità del loro contenuto? Scommetteresti sulla fedeltà delle storie? Vuoi avere fede in una o l'altra particolare interpretazione, sapendo di questa origine?

Di domenica si deve andare a messa
Il comandamento originale (quello dato a Mosè) dice di santificare il sabato, perché anche l’Altissimo si riposò il sabato, quando stanco morto terminò la Creazione (la Genesi ci dice subito che dio non è onnipotente, si stanca).
Parola di Dio. Sabato. Mica bruscolini. E così fecero i cristiani per i primi 4 secoli. Giusto, c’è nei comandamenti… Un momento! Noi oggi festeggiamo la domenica! Com’è possibile? Semplice. Con la solita sfacciataggine, la Chiesa ha deciso di festeggiare la domenica, giorno della presunta resurrezione di Cristo, inizio di una nuova ‘Creazione’. Perbacco, cosa c’entra! Ci si riposa alla fine, appunto, mica all’inizio! Ok, l’importante è riposare e pregare un giorno, ma se Dio ha deciso il sabato, cacchio, che sabato sia. Mica uno dà i comandamenti per niente!
Comunque, di sabato o domenica, nei vangeli non compare l’obbligo di andare a messa, che è un’invenzione politica della Chiesa. Gesù non ha celebrato alcuna messa. I Vangeli parlano della cosiddetta ultima cena, ma quello era un rito di festeggiamento della pasqua ebraica (Lc 22,1-15) e una cena d’addio: Gesù non la utilizzò per istituire la messa, non voleva sacerdoti, né intese l’eucaristia nel senso cattolico di oggi : sacramento, transustanziazione, effettiva ripetizione del sacrificio (!), purificazione, aiuto ai defunti in purgatorio… (v. Ccc 1375, 1366, 1393, 1371). Solo Luca tra l’altro ci lascia un “Fate questo in memoria di me”: 1 su 4, tutto qui. A chi crede, basterebbe riunirsi come fra amici, mangiare, ricordare e pregare insieme, senza preti, chiese o campane. Invece no, la messa in chiesa, dal prete, ogni domenica (3° comandam. Ccc 2177/80-81), o riecco il peccato mortale.

La Madonna è ‘l’immacolata concezione’
Che Maria sia nata senza il peccato originale è una verità di fede che non sarebbe concesso contraddire. Penserai che la bibbia al proposito non lasci dubbi. Naaa.
È un dogma totalmente inventato da papa Pio IX nel 1854. Le Sacre Scritture le dedicano in tutto poche righe, e mai fanno riferimento a questa sua divina virtù (v. anzi ad es. Rm 3,23 e Lc 1,46-47). Nemmeno la parola madonna (dall’italiano antico mia donna, mia signora) è biblico. Dottori della Chiesa del calibro di Agostino e Tommaso d’Aquino furono sempre in disaccordo con questa tesi, imposta nel tempo dalla Chiesa con tale pubblicità da creare un culto vero e proprio, d’immensa fama nel mondo. Allora… si può sapere a chi dobbiamo credere? Se basta il vangelo, in cui la devozione a Maria è inesistente, questi pettegolezzi teologici valgono come polvere, e il Vaticano illude milioni di devoti. Se invece la Tradizione cattolica ha davvero il diritto di rivedere la parola di un dio e aggiungere di suo, allora che ce ne facciamo della bibbia?

L’Inferno esiste ed è dove Dio mette le anime dei dannati
L’idea dell’inferno nella bibbia, come luogo fisico di tremenda punizione eterna, non è molto chiara. Successivamente, cardinali e papi vollero interpretare e ricamarci sopra per spaventare il popolo e trattenerlo entro le mura della fede. Nel tempo, col crescere della coscienza (e della scienza) questa tesi traballante fu messa più volte in discussione, persino all’interno della Chiesa stessa, tanto che di recente un Papa ha affermato: «L’inferno sta ad indicare più che un luogo, la situazione in cui viene a trovarsi chi liberamente e definitivamente si allontana da Dio.» (Giovanni Paolo II, Ud. Gen. 28/07/1999). Dunque sì, è una pena eterna, ma il fuoco e i diavoletti col forcone, che noi tutti immaginiamo, sono solo un simbolo. Grazie di avercelo detto, era ora!
Certo, anche questa storia della ‘situazione’ non è molto chiara… Santità, le prove? Ma Dio non era ovunque? Forse che allora è lui, in realtà, a non farsi più sentire? In effetti, nessun ateo (e nessun peccatore) ha coscientemente l’inferno come scopo, né, lontano da dio in vita, soffre una pena tanto sterminata – semplicemente, vivere senza Dio NON è un inferno – dunque perché dire che è una sua scelta, se non per dare un’altra colpa alla persona? Che idea scellerata, quando è evidente che l’intero meccanismo è deciso, approntato e messo in atto da Dio stesso! Addebitare quest’ultima responsabilità a chi è già stato giudicato peccatore dalla nascita diventa l’ennesima, triste, paradossale celebrazione del vero colpevole. Basta con l’ipocrisia dei giochi di parole: l’inferno è la condanna per chi non piace al giudice, il quale s’è anche scritto la legge a misura. Che dice: Io sono il Re dell’universo e mi sono dovute la tua adorazione e la tua fede. Sia essa cieca: la misurerò, infatti, non mostrandomi mai. Sei libero/a di sottometterti e obbedirmi, perché io sono il Bene e tutto il resto – non importa cosa – è Male. Solo in me, dunque, puoi essere felice, e io voglio che tu sia felice! Ecco allora, ti concedo la grazia di onorarmi. Mi aspetto che tu apprezzi tanta benevolenza, e che mi ami a tua volta vivendo per me soltanto. Fallo, e avrai una grazia persino maggiore: adorarmi di persona. Rifiuta invece il mio dono d’amore, prova a governare te stesso/a e a realizzarti oggi cercando aiuto fra gli uomini, e per questo assurdo egoismo, questa colpevole irriconoscenza dovrò punirti in eterno. Senza di me sarai infelice e soffrirai, perché io stesso farò in modo che accada.
Da quale persona vorremmo essere amati in questo modo? Di chi non giudicheremmo grottesco, glaciale e abusivo questo modo di amare? E se è Dio a farlo?
Buffo poi, nel catechismo leggiamo ancora: «La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, ‘il fuoco eterno’» (Ccc 1992, par. 1035), cosa che oggi i vescovi tornano a ripetere parola per parola. Che confusione! Siamo alle solite… L’inferno – come del resto il resto – non esiste, fin a prova contraria. E se esistesse… se esistesse, oh, che Giudice ingiusto avremmo in cielo!
Per un più o meno sanguinoso delitto in vita, ma attenzione! anche per un semplice bacio ‘sine periculo pollutionis’ (Denzinger 1140) o mancato battesimo (per Sant’Agostino. La Chiesa per evitarlo usava il Limbo, oggi che lo nega si rimette a Dio, perché per lei non si salverebbero: Denz. 102 e nota 2, 493a, 532, 712, 791, 796, 861), o se avari, ubriaconi e gay (Gn 19,13; 1 Cor 6,9-10; CCC 1866-7), o ancora per il semplice non avergli creduto e non averlo amato (per non averlo amato!), è pronto a gettarci nella più sfrenata sofferenza per tutta l’eternità: una infinita tortura in isolamento e senza più alcuna opera di riabilitazione, una pena mai commisurata alla colpa (fosse anche la peggiore). Infallibile sadismo divino?
Come potremmo allora chiamarlo giusto e buono alla perfezione? Come potremmo dire che ci ama? Per contro, se la pena fosse solo la lontananza da Lui, beh …sai che sofferenza. Ingenuo sadismo divino?

E il purgatorio? Neanche a dirlo… Fino al 6° secolo nessuno ne sentì parlare in modo preciso. Ma solo mille annetti dopo, coi concili di Firenze e Trento, voilà!, se ne fa un bel dogma. Come per incanto, forzando il significato di alcune citazioni della Bibbia (es. 2Mcb 12,43-46; Mt 5,25-26; 1 Cor 3,10-17), fu tirato fuori un terzo luogo nell’‘aldilà’, da dove era ancora possibile arrivare in paradiso. Per due secoli la Chiesa cattolica ci fece una fortuna: grazie alla sua autorità infatti, ‘garantiva’ l’indulgenza di Dio anche ai peggiori sciacalli, purché potessero pagare bene, inventandosi un pit-stop al purgatorio. L’ipocrita malaffare fu così evidente che nel 1517, per merito del teologo Lutero (egli stesso peraltro non certo uno stinco di santo, anzi), scoppiò un pubblico scandalo, al quale seguì nientemeno che la Riforma protestante.

Che pensare, infine, del paradiso. Un luogo presunto la cui esistenza, natura e necessità poggia sulle speculazioni teologiche di persone credenti, nauseate dall’idea della morte e tanto desiderose di felicità quanto deluse dal mondo e altrettanto convinte dell’impossibilità di ottenerla in questa vita. Una visione questa che aggiunge alla sofferenza quotidiana la totale frustrazione e lo scoramento che nascono dalla deprimente certezza dell’inevitabilità. Un pensiero oscuro, debilitante, anche insostenibile, ancorché in gran parte falso e superficiale, quello della Natura come trappola mortale, che viene risolto ricorrendo a un secondo luogo immaginario: il soprannaturale. L’illusione è che esista un Dio che riuscirà a darci ciò che disperiamo di avere, o evitarci ciò che più temiamo – a patto ovviamente di meritarlo. Così l’impossibile diventa finalmente possibile, e la cupa realtà, altrimenti caotica e invivibile, soltanto ardente attesa.
A fronte dell’assenza di prove e ricordando quante cose si sono credute e fatte per sola fede, calza a pennello questa spiegazione psicologica altrove osservabile e assodata. E, in un certo senso, se ne capisce l’utilità. Peccato che proprio queste fantasticherie, unite ad altre assidue occupazioni come l’indottrinamento precoce, abbiano la forza di reprimere in noi la consapevolezza dei pregi e delle nostre potenzialità oggettive, così come il desiderio di azioni concrete per la definitiva risoluzione dei problemi peggiori – enormi e tuttavia risolvibili, se solo non usassimo vie di fuga. Se la nave affonda, convincersi che i viaggiatori si sveglieranno asciutti l’indomani invece di affogare miseramente può aiutare a dominare il panico in quel momento, ma se ne scaturisce una tranquillità tale da farci disattendere le procedure di salvataggio, e poi il disinteresse a progettare navi più sicure su rotte migliori, quella stessa convinzione diventa un’auto-condanna, cioè una delle cause prime di successivi affondamenti, e di tragedie rese ineluttabili.
Gettiamo un occhio anche sulla forma che assume l’idea di paradiso: luogo di vita eterna ed eterna gioia, situato oltre la realtà materiale (impropriamente ‘in cielo’), dove i giusti godono perpetuamente della chiara Visione di Dio. Questo stato meraviglioso oltrepassa il piacere che suscita qualsiasi altra cosa: finalmente sazi, realizzati, impassibili, non provano più dolori né grandi tristezze, ma immutabile e perpetua beatitudine. In paradiso non c'è più possibilità del benché minimo peccato: i puri non possono che amare e ammirare Dio.
Se ne deduce che il paradiso è di una noia immortale. Che ne è di ciò che ci rende felici sulla Terra, di ciò che ci fa umani? Di ciò che ci piace fare? Cosa, delle nostre aspirazioni personali? Cosa, ancora, del rapporto con i nostri cari ancora vivi (chissà poi se verranno su con noi), del vivere insieme del manifestarsi affetto, dell’aiuto diretto e concreto che possiamo essere per gli altri, delle sfide e delle scelte quotidiane che ci rendono migliori? E della creatività, della passione, della scoperta, dell’amore e dell’amicizia? E della libertà di essere? L’eternità passata a contemplare Dio, è questa la più grande gioia che possiamo immaginare? Lo stato finale di insuperabile felicità e supremo appagamento? È davvero questa, l’estrema realizzazione di noi stessi?

Durante la messa, l’ostia e il vino si tramutano in corpo e sangue di Gesù
Affermazione immaginaria e infondata. Durante l’ultima cena, evento evangelico a cui si rifà il rito della messa, gli apostoli festeggiavano la pasqua ebraica e salutavano il maestro fraternamente riuniti a tavola, e non avrebbero mai accettato, come ebrei, di cibarsi di carne umana e sangue. Per la chiesa cattolica egli sarebbe ‘realmente e misteriosamente presente’ nel pane e vino consacrati, ma Gesù – che, per inciso, era ancora vivo – non volle certo invitare al cannibalismo: quelli erano simboli di lui e del suo messaggio, cibo per l’anima, chiave spirituale della felicità eterna nel regno di Dio. Questo disse: me ne sto andando, ma voi ricordatemi. Non si sognava di essere fisicamente chiuso lì dentro, né che il suo sacrificio andasse ripetuto; non diede ad alcun uomo il potere di materializzare Dio, né chiese la sua adorazione in un prodotto da forno.

Il dogma della transustanziazione (dal latino: cambio di sostanza) fu definitivamente dichiarato appena 1500 anni dopo Cristo, dal concilio di Trento. E solo i cattolici sono obbligati a crederci, mentre altri rami dello stesso cristianesimo sorridono all’idea che nell’ostia dio sia presente fisicamente, pur ‘sembrando’ sempre pane. Ed è davvero difficile da credere: quale pezzo di Gesù si materializza? Un mignolo, un femore? O tutto Gesù? Sì, tutto tutto (Ccc 1374). Cioè, tutto intero Gesù in un’ostia? Milioni di nuovi Gesù ogni domenica? Beh, boh… bah! La Chiesa ci dice che credere alla presenza di Cristo nell’ostia è una vera ‘sfida’ per la ragione umana… Beh, certo che è una sfida. Lo è anche credere che ogni mio rutto crea una stella. Cioè, è durissima! Ma essi non intendono esattamente ‘capire’, quanto piuttosto credere e accettare… Eh sì: non si può capire a caso, ma ci si può sempre sottomettere.
E poi andiamo, andiamooo: quel poveraccio di Gesù Cristo è stato già barbaramente sacrificato dal padre una volta, se vogliamo, non basta? No, dev’essere pure continuamente masticato (Ccc 1367). Che sadici, questi pretacci.

I ‘miracoli’ sono un’esclusiva del cristianesimo
No, assolutamente. Molti miti anche ben più antichi narrano di eventi straordinari: Serapide e Asclepio, Osiride, Dioniso, Adone e Apollonio di Tiana sono alcuni esempi di personaggi non cattolici a cui sono state attribuite abilità miracolose.
Miracoli e guarigioni in antichità erano del tutto comuni, o per lo meno li si ritenevano volentieri tali. Nella stessa Bibbia, si citano personaggi capaci di tutto – ad esempio Aronne, i Sacerdoti d’Egitto e uomini contemporanei a Gesù (es: Mc 9,38) – e non si nega affatto che taluni prodigi potessero provenire da forze soprannaturali altre, da considerare ovviamente una prova per la propria fede.
Oggi lo stesso accade, per esempio, nell’Induismo con i miracoli attribuiti al dio Ganesh, nella pranoterapia, nella medicina tibetana, e con l’indiano Sai Baba, di cui si crede compisse prodigi come la materializzazione di oggetti. E vi sono anche un sacco di guarigioni incredibili di persone non credenti! Cioè, se uno invoca un santo e guarisce è un miracolo divino, altrimenti no…

Prendi Lourdes, ad esempio. A Lourdes, località francese dove nel 1858 la madonna sarebbe apparsa ad una contadinella analfabeta, prima di una numerosa e poverissima famiglia cattolica, una sorgente d’acqua guarirebbe miracolosamente. Analizzata nello stesso anno, l’acqua non risultò possedere qualità particolari, e in effetti la figura della presunta apparizione invitò semplicemente a berla, come testimonia la morte per tubercolosi della giovane, già malata da una vita.
Dopo 150 anni e molte centinaia di milioni di visite, i casi di guarigione da patologie gravi accertati come attualmente inspiegabili sono una scarsa settantina. Una madonna troppo selettiva? La percentuale, infima per un dio, è comparabile a quella che laicamente si verifica negli ospedali per le guarigioni spontanee da malattie altrettanto gravi. Una madonna tirchietta? Certo è che queste ultime non ricevono la stessa pubblicità – perché non possono servire a ravvivare la fede – e che la chiesa cattolica approfitta alla grande di questo business circense, vantando un ‘miracolo’ ogni tanto, quando migliaia di persone ogni giorno agonizzano e muoiono nel silenzio di dio, madonne, santi e lupi mannari.

Un miracolo è una prova dell’esistenza di dio? Magari! Un miracolo proverebbe semmai l’esistenza… dei miracoli.
Ai tempi di Gesù, quelle terre pullulavano di ‘messia’, ‘figli di dio’, ‘guaritori’ e ‘taumaturghi’… Erano tutti impostori? Facevano solo trucchi? A saperlo! Certo, gente tanto semplice era propensa alla sorpresa e poteva essere facilmente ingannata in tante occasioni. A noi, che non possiamo più verificare, resta un dubbio grosso così. Oggi la scienza è molto più avanzata ed è più difficile dargliela a bere: coincidenza vuole che, al progredire delle conoscenze, dei mezzi e dell’accuratezza medico-scientifiche corrisponda una diminuzione esponenziale dei cosiddetti ‘miracoli’, l’aumento di quelli che chiamiamo reati di truffa e abuso di credulità, e la concentrazione di ‘manifestazioni del divino’ dal buon successo popolare nelle aree di minor cultura scientifica e maggiore tradizione di fede.
Certo, di fatti misteriosi, eccezionali e difficili da spiegare siamo pieni… ma chi ci dice che siano opera di dio? E di quale religione, poi? Perché non di un essere spaziale avanzatissimo e molto modesto? O di un terrestre del futuro, indietro nel tempo? E perché non di leggi fisiche di cui non teniamo conto, o di precise forze ancora sconosciute? E se fosse mio zio che ride?
Riguardo ai miracoli dei santi cattolici e alle guarigioni di Lourdes: delle commissioni mediche (i cui membri sono peraltro scelti e supervisionati dal Vaticano) verificano accuratamente (oggi) lo stato dei fatti, ed alcuni di questi sono stati giudicati veramente fuori dal comune. Qui però si fermano: non solo le guarigioni, per quanto realmente eccezionali, non avvengono mai in modo diverso dal normale decorso biologico che ci si aspetterebbe se la patologia si risolvesse spontaneamente, ma nessuno di quei medici si è mai sognato di andare oltre e affermare ufficialmente che ‘dunque Dio esiste’; una valutazione finale puramente teologica da riservare ai vertici ecclesiastici. Dopotutto, nel primo caso, non si misura che un evento che si attribuisce a persone già cadavere da un pezzo, e nel secondo non si osserva mai alcun bagliore magico o luccichio colorato sopra il corpo che guarisce, qualunque cosa che faccia pensare ad altro che ad un’intensa, stupefacente, inusitata reazione naturale del nostro fisico. E se fosse dunque una facoltà misconosciuta della mente, capace di amplificare 1000 volte l’effetto placebo una volta che sia totalmente convinta che guarire è possibile?
L’influenza psicosomatica (mente-su-corpo) è una realtà di fatto in medicina e psicologia, e si fonda esattamente sulle aspettative positive (o negative), consce e inconsce, che abbiamo in date situazioni: e se l’idea di Dio, del suo Amore e della sua Potenza non facessero altro che darci fiducia in quantità sufficiente ad attivare e moltiplicare la nostra capacità fisica di auto–guarigione?

Quello che abbiamo è un evento di certo straordinario, ma non sappiamo ancora nulla sulle sue cause reali. Chi ci dice che siano proprio divine? La causa c’è, e non la conosciamo ancora. Attribuire un evento sconosciuto a una forza ancora più misteriosa non solo è un’approssimazione dubbia e del tutto arbitraria, ma anche un limite superfluo – quindi dannoso – alla ricerca scientifica, grazie alla quale in futuro potremmo capire e confermare cosa è stato davvero – fosse anche telecinesi, influsso dei pianeti o la mano di un dio – e non per fede.

È facile farsi un’idea sbagliata quando non si conoscono tutti i fatti.
Questo attuale ‘spazio vuoto’ nella conoscenza è estremamente intrigante, non è vero? È come una piccola porta oltre la quale può esserci ogni sorta di meraviglia… Giàaaa… … Ecco… Se poi… vogliamo prendere un dio qualsiasi… e credere che sia esso a fare quelle meraviglie, per tappare gli spazi vuoti su miracoli e guarigioni… beh… è una comodità di fede che… di concreto (e scientifico) non ha nulla. Tienilo presente, ok?

Il sacrificio dei martiri è una prova dell’esistenza di Dio
No. Prova solo l’esistenza della fede.
Erano (e sono) persone convinte e disposte a patire e morire per quello in cui credevano, ma noi non sappiamo nulla sulla verità di quanto credevano, e magari neanche loro: capita – ah, se capita! – di credere, in buona fede e con tutto il cuore, a delle bugie, senza sapere che lo sono.
Tantissimi, nella storia del mondo, si sono dati un gran da fare per le cause più svariate, religiose, politiche, sociali… Alcune erano giuste, altre ingiuste, nobili o sciocche, vere o soltanto credute tali… ed erano spesso opposte l’una all’altra! Ogni causa ha dei martiri, qual è quella giusta?
Quando l’essere umano è convinto di qualcosa e vi dà tutto sé stesso, gli escono fuori cose eccezionali e meravigliose… O anche terribili, a seconda.
Forse che il nazismo diventa buono perché migliaia di soldati morirono per sostenerlo, o che il paradiso musulmano è vero per lo schianto dei kamikaze sulle torri gemelle, o che l’ebraismo è migliore perché tanti durante secoli di persecuzione (v. dopo) preferirono la morte alla conversione? Non confondere sincerità e verità. Si può essere 100% sinceri e 100% in errore.
La verità di una cosa, insomma, non si può capire dalla sola convinzione di chi la sostiene, non soltanto perché questa può essere facilmente recitata, ma anche perché in perfetta buona fede può reggersi su grossi equivoci, informazioni sbagliate e interpretazioni maldestre, sulla convinzione di altri, o su fede cieca e cieca obbedienza (come viene naturale dopo essere stati a lungo abituati ad esse).
Si può dire il falso con assoluta naturalezza, se si è convinti che sia la verità. Si può dire una bugia eppure non mentire, se non si sa che è una bugia.

La verità può portare al sacrificio, ma anche solo una fede forte. Forte come quella dei primi cristiani convertiti, che ascoltarono le parole degli apostoli in viaggio e non furono testimoni di un bel niente, eppure se le fecero bastare al punto da non rinnegarla nemmeno davanti al martirio. L’intero cristianesimo – la religione in generale – si diffonde per questa fede.

E un’idea che si trascura è che non è nemmeno detto ci si sacrifichi solo per la verità. Lo si può fare anche per una fandonia, se ritenuta indispensabile per uno scopo più alto. In senso altruistico, si potrebbe accettare di mentire affinché molti altri possano ricevere benefici che non c’è altro modo di ottenere. Esempio: «Se devono credere a una bugia per potersi amare e sostenere l’un l’altro, così sia!». Disonesto, ma generoso, e in certe rare circostanze, forse, anche necessario. Può essere stata un’idea simile a spingere il gruppo dei primi discepoli – testimoni della fine del maestro – ad insistere sulla resurrezione davanti al popolo, nella speranza di offrire un fondamento a quei cambiamenti sociali ritenuti essenziali, ma ancora lontani, in quegli anni di rivolte e oppressione? Non sappiamo, ma era di certo una grande opportunità, e il motivo era nobile quanto basta a sopportare di mentire e persino di morire, se necessario. È un’ipotesi, ma dimostra che l’immolazione di sé ha i motivi più diversi.
Non si può sottovalutare poi il fatto che se il credo cristiano desta tanta disposizione al sacrificio, è anche perché non solo l’idea vi è tristemente connaturata – un dovere e un destino, ispirato dalla lezione e dall’esempio stesso di Gesù – ma per esso la morte non esiste, dunque non è un problema, sì che di ogni dolore si viene principescamente ripagati per il resto dell’eternità. Tutto ciò riduce la forza interiore necessaria al gesto, e ne ridimensiona la nobiltà.
Rendersene conto fa un certo effetto? Probabile, soprattutto a chi lo esalta come modello, ma più equo. In effetti, secondo me, sta ben sotto all’esempio di chi fa le stesse cose secondo una visione di vita che non prevede questi comodi comfort, in nome dell’uomo e del nostro delicato e fugace mondo per sé stessi.

Le stigmate
Le stigmate, o stimmate, sono delle ferite che ‘appaiono’ sul corpo di alcune persone che nel partecipare emotivamente alle sofferenze di Gesù, riportano di avere le stesse che ebbe lui sulla croce. Come si può spiegare il fenomeno, al di là della frettolosa fede? Beh, in assenza di studi rigorosi sui portatori (pensa a padre Pio [e tieni presente che anche sulle sue c’è motivo di dubitare]), e se vogliamo escludere la pura e semplice truffa, è possibile avanzare diverse ipotesi, tra cui quella psicosomatica: le ferite potrebbero prodursi per autosuggestione, cioè per ‘volontà’ di una persona in stato mentale particolare (incredibile fenomeno in altri casi già riscontrato). Inoltre, si vuole che Gesù sia stato appeso sulla croce con chiodi infissi nelle mani: ma è un’imprecisione storica, perché tecnicamente le mani non potevano reggere il peso del corpo… e Gesù si sarebbe ‘schiodato’ dalla croce, precipitando a terra. In questa tortura atroce, quando si usavano i chiodi, si piantavano, purtroppo, nei polsi.

La sindone
Si ritiene il telo che coprì il corpo di Gesù nel sepolcro. L’analisi al Carbonio 14 per la datazione dei reperti antichi – estremamente precisa e comunemente usata – di 3 diversi laboratori – fra i più accreditati al mondo – su frammenti ripuliti di tessuto, ha provato che il telo che il cattolicesimo conserva e venera risale a una data fra il 1260 e il 1390 (e proprio in quel periodo se ne ha notizia per la prima volta). Medioevo. Non può aver avuto a che fare con Gesù!
Si tratta invece di un ottimo falso, la cui tecnica di realizzazione è ancora un mistero. Un falso che differisce in maniera sostanziale dai frammenti a noi rimasti di teli funebri usati all’epoca, come quelli di Qumran e Gerico, tutti con filatura ad ‘S’ e trama semplice (il lenzuolo di Torino ha filatura a ‘Z’ e trama a ‘spina di pesce’), e in particolare dalla sindone di Akeldama, ritrovata in una tomba di Gerusalemme e datata intorno a metà 1° secolo. Coerentemente con le prescrizioni dell’epoca, in quest’ultima il corpo era strettamente avvolto, braccia lungo i fianchi, e altri bendaggi lo stringevano su collo, anche e caviglie.
La ‘Sacra Sindone’ ha poi altri difetti, tra cui la posizione delle mani (utile a coprire le pudenda, ma irrealistica per un corpo disteso senza vita), rivoli di sangue nella direzione sbagliata (e che non avrebbero dovuto nemmeno esserci, dato che il corpo, secondo il 4° vangelo, fu cosparso di olii), l’abnorme lunghezza delle dita della mano inferiore (peraltro la stessa altezza della figura, oltre 2 metri, è decisamente insolita per un ebreo dell’epoca) e l’assenza della deformazione che subisce l’immagine di un oggetto in 3D su un telo poggiato su di esso, una volta ridisteso (per capirci: sembra una fotografia, non un calco). Va infine detto che un’età di 2000 anni al C14 proverebbe solo che il tessuto (e non l’immagine) risale all’epoca: non saremmo comunque sicuri dell’identità del personaggio.
Dunque ciò che ha senz’altro del miracoloso, qui come altrove, è la leggerezza con cui i credenti impegnati a provar vero il panno torinese – i cosiddetti ‘sindonologi’ – bistrattino il metodo storico e scientifico pur essendo convinti di servirsene. È questo loro modo di fare scienza che gli fa vedere inesistenti monetine sugli occhi (non una pratica ebraica, tra l’altro; in ogni caso avrebbero dovuto produrre solo una zona d’ombra, essendo solide e opache), lettere via ingrandimenti (con tecniche e su foto inadatte), e considerare scontata una innaturale irradiazione di energia da un cadavere – ovviamente solo verticale e pure disomogenea – necessaria ad imprimere quel tipo d’immagine sul tessuto.
Non è sbagliato in sé continuare a studiare la Sindone, ma il modo e il motivo per cui lo si fa: la fede si aggrappa al dubbio e al mistero solo quando gli servono a confermare sé stessa. Una preziosa via di fuga per i ricercatori della domenica e per tanti fedeli che ancora si accalcano in cattedrale durante l’ostensione, vedendo chissà cosa e chissà chi in un pezzo di stoffa prima di averne moderna certezza. Comoda e puntuale anche per la chiesa cattolica, ovviamente, che da una parte insiste sulla necessità di altre analisi (come si legge sul sito internet ufficiale sulla sindone) dall’altra si affida a cotanta sindonologia; da una parte ammette che il lenzuolone potrebbe non essere l’originale, dall’altra non esita a ricamarci misteriosi collegamenti con l’altro mondo e a istigarne la celebrazione:

«L’immagine sindonica ha un rapporto così profondo con quanto i Vangeli raccontano della passione e morte di Gesù che ogni uomo sensibile [e cristiano, ndr] si sente interiormente toccato e commosso nel contemplarla. Non è nostro compito risolvere questioni che competono agli scienziati». (Sindone.org).

L’importante, ci dicono, è credere. In loro, ovviamente… E giù a mostrarla ai fedeli.

Il miracolo del sangue di San Gennaro
Leggenda vuole che Gennaro, vescovo di Benevento sotto Diocleziano, morì da martire nel 305, decapitato. A quanto pare un po’ del suo sangue fu raccolto e conservato, dopo mille anni risalta fuori, e oggi è in due ampolle chiuse in una teca nel Duomo di Napoli; tre volte all’anno, giunta alla fine di una colorita processione, la piccola teca viene presa in mano e inclinata, per verificare se il sangue s’è sciolto o no. Lo scioglimento del sangue, di buon augurio per la città, è considerato un miracolo (non riconosciuto).
Ma la spiegazione potrebbe essere diversa, e molto meno miracolosa. Il fenomeno è infatti facilmente riproducibile: mischiando ad acqua tre sostanze – relativamente veloci da trovare anche al tempo – carbonato di calcio (es. guscio d’uovo), cloruro di sodio (sale da cucina) e cloruro ferrico (un minerale presente sui vulcani… come il Vesuvio a Napoli) – si ottiene una sostanza rosso scuro d’aspetto solido che, smossa, si liquefa. Hai presente il ketchup che metti sulle patatine? Ecco, non è facile farlo uscire dalla bottiglia, vero? Ma basta agitarlo un po’ per – bloab! – farlo colare fuori. Non proprio liquido, ma meno denso, proprio come il ‘sangue’ nelle ampolle. Il nome scientifico di questo fenomeno è tissotropia, e dopo un esperimento del 1991 tre ricercatori del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) ipotizzarono possa essere alla base del prodigio.
Naturalmente bisognerebbe verificarlo, analizzando con cura la sostanza nelle ampolle. Oggi l’esame potrebbe essere fatto senza alcun danno alla reliquia, ma la chiesa cattolica, che pur si guarda bene dal definire ufficialmente ‘miracolo’ l’evento, non lo permette. Ancora una volta, l’obiettivo di diffondere la fede è più forte dell’impulso a trovare la verità, anche quando questo è ben possibile.

Il miracolo di Lanciano
701. Chiesa di Lanciano. Un monaco dice messa. Ma dubita: davvero ostia e vino consacrati si fanno Corpo e Sangue di Gesù? All’improvviso TA-ZUM!! Proprio così, amato pubblico, l’ostia e il vino si trasformano in Carne e Sangue veri, davanti all’uomo e ai presenti stupefatti! Da quel lontano giorno, pellegrini giungono a Lanciano per adorare le Reliquie del Miracolo, confermato oggi da uno studio scientifico. Luci, sipario. Applausi.
Conferma scientifica? Miracolo! Ah, no, il solito pacco…
Leggendo il resoconto stesso dello Studio del 1971-81 e guardando la reliquia da vicino, cerca in Rete le foto, si capisce bene ciò che in verità abbiamo in mano: un dischetto semidistrutto e naturalmente mummificato di quello che all’inizio doveva essere una fettina di un cuore umano, e 5 grumi di sangue umano indurito grandi come nocciole.
In coro: eeeaallooooooraaaa? Lo studio non determina la data dei reperti, esclude la simulazione solo perché sarebbe stata ‘difficile’, prova falsa la credenza che voleva il peso di un granello uguale al peso di tutti e 5, e ovviamente non si è potuta occupare della trasformazione delle sostanze vera e propria. Abbiamo dunque un lembo di carne e dei sassolini di sangue di uno o 2 uomini un po’ meglio conservati del solito. Questo dice la scienza, insomma tutto qui. Strano. Interessante. Eccezionale… Divino? Bah!
Forse se fosse carne proprio ancora fresca, del bel sangue rosso e liquido, magari… Ma davanti a resti sfatti di 1300 anni si può anche concludere che in particolari circostanze naturali, «in tessuti di antica data possano permanere materiali organici, come le proteine, quasi per un superamento del fatale destino della carne». Un’osservazione che fece, nel pubblicare i risultati, lo stesso professore che eseguì l’esame.

Malgrado l’eccitazione che suscita questa storia della ‘conservazione’ (per alcuni quelle reliquie sono una prova con cui lasciare di stucco, infiorando i risultati originali… Ah! Se solo certi fedeli mettessero un po’ di passione anche nel verificare i fatti), l’evento nel cuore di tanti devoti commossi è, in realtà, quello della ‘transustanziazione’: pane –> carne, vino –> sangue. Anzi Carne e Sangue, perché di Gesù in persona. Ma anche a questo proposito – boccaccia mia – ho da farti notare qualcosa: A) al posto di quelli non si è materializzato tutto Gesù, come in teoria (Ccc 1374) accade; B) qualcuno mi spiega (astenersi perditempo) perché il corpo di Gesù dovrebbe comparire separato dal suo sangue? C) Se l’ostia è in qualche modo corpo, allora mangiarla è una forma di cannibalismo. Non ci stanno santi. Non succede davvero, ma mi meraviglio che chi crede a una reale trasmutazione accetti in allegria di farci merenda a ogni santa messa. Questa cosa di ‘unirsi’ a Dio con lo stomaco per farci ‘purificare’ e ‘rafforzare’ ha radici molto antiche: in altre religioni e già fra i popoli primitivi si credeva che digerendo alcune parti di certi animali e persino di uomini sarebbero state assorbite pure le qualità che avevano da vivi, come la forza o il coraggio. Che credenze ridicole, che riti inutili!
Ebbene, non c’è niente di evoluto in questa forma cristiana della stessa idea.

La Madonna è apparsa molte volte: ci credo?
Sì, è vero, è ‘apparsa’ tante volte, così dicono. Intanto la stessa Chiesa oggi va sul posto, esamina, poi scarta e disapprova (ma sottovoce, convenientemente).
Chiediti perché la Madonna non è mai apparsa in Svezia o in Turchia, ma sempre e solo in nazioni molto cattoliche. E lo stesso accade al contrario: in Italia non hanno mai visto apparire Buddha o Visnù. E perché apparirebbe sempre a persone semplici e ignoranti, spesso giovanissimi educati presto alla fede, e non a filosofi, intellettuali, politici, teologi… Perché non ad una massa di gente, per dire durante una messa in San Pietro o a un concerto allo stadio, davanti ai media, e magari senza mettersi proprio contro sole? Perché non fra scienziati pronti a esaminare il fenomeno? Questo sì che aiuterebbe.
Beh, aiuterebbe a sapere, non a credere, quello si può sempre fare, e infatti si fa.
E perché non farsi riconoscere oltre ogni dubbio – ma servirsi di intermediari con le visioni, quando potrebbe usarci la cortesia di comparire e parlare direttamente – riducendo tutto come (al solito) alla fede? Richiesta legittima, quella di non usare fede per ‘credere’… ma non per la Chiesa, che lo chiama ‘tentare Dio’. Beh qualcuno di sicuro tenta, sì… tenta di darcela a bere.

La Madonna appare a Medjugorje
Cosa appare dove? A Medjugorje, un piccolo paese cattolico dell’allora Jugoslavia, in una regione povera con tensioni religiose e politiche, nel 1981 una quindicenne che ha da poco perso la mamma vede una figura piena di luce con un bambino in braccio che afferma essere la madonna. Nei giorni successivi altri 5 giovani hanno la visione, e da allora incontri quotidiani (ma privati, ci dicono), mensili e annuali. Sarà un caso che ancora una volta la madonna appaia a ragazzi incolti e cattolici, in un momento in cui la vita nel posto è fortemente condizionata dagli eventi? Che ci siano di mezzo ‘10 segreti’ tutt’ora non rivelati, e ‘segni’ che tardano a venire? Uhm… Che i messaggi siano piuttosto semplici e ripetitivi, e che siano ricevuti per il solito tramite umano? Neanche a dirlo poi, nessun altro vede o sente nulla, che peccato!
Uhmmm. E se la madonna appare con Gesù ancora bambino in braccio? Se a un certo punto i veggenti dicono di fare viaggi nell’aldilà? Se una prima afferma e poi rinnega che la madonna abbia acconsentito alla costruzione di un certo albergo, e un’altra dice ma non mostra di possedere una pergamena in materiale sconosciuto, nella quale solo lei sarebbe in grado di leggere i dieci segreti? Anche questa è Medjugorje, ragazzi!

La parola alla scienza: diversi test sono stati effettuati a cura di 3 commissioni (nel 1984, ’85 e ’98), per la prima volta in questo tipo di eventi, su alcuni dei ragazzi. Come risulta dai resoconti delle equipe mediche, niente di anormale (o ‘soprannaturale’) è stato rilevato durante i loro momenti di estasi: le risposte fisiche furono sostanzialmente uguali a quelle in stato di veglia. Sorprende invece – ed è ora di smettere di farlo, tanto è ordinario che accada – come anche in questo caso i dati ufficiali vengano sistematicamente trasfigurati in prove del contrario, dai soliti apologeti di professione, sempre pronti a fare un caso del nulla. Palpebre che non battono, pupille che non si dilatano alla luce e che invece si dilatano senza, sguardi e movimenti sincronici, corde vocali che vibrano senza suoni, battiti cardiaci in aumento… Tutte cose eccezionali, che non sono mai avvenute. Lo ripeto: stando agli gli esami, non sono mai avvenute. Anche su questo però si fonda la credenza popolare su Medjugorje e l’esplosione di fede che ne è seguita: che la scienza abbia raggiunto e in qualche modo certificato le apparizioni. Invece, non solo gli studi non confermano proprio niente del genere, ma hanno accertato piuttosto la naturalità dei comportamenti, al punto da suscitare seri dubbi sull’onestà dell’intero affare. Se a questo aggiungiamo che nella metodologia seguita è evidente una scarsa sistematicità (tale da non avergli fatto trovare spazio su pubblicazioni scientifiche) e (in qualche caso) una dubbia neutralità di partenza…
È bene rilevare che ad esprimere riserve sono anche i vescovi di Medjugorje, i quali fin dall’inizio hanno evidenziato mosse piratesche nell’organizzazione del movimento e scarsa lealtà verso la gerarchia. E la Chiesa di Roma? Finora tiene abilmente il piede in due scarpe, come suo solito: da una parte non certifica affatto le apparizioni – e nel 2009 ha tolto a Vlašic (padre spirituale dei veggenti durante i primi anni) lo stato clericale (addebitandogli tra l’altro manipolazione delle coscienze) – tuttavia ha autorizzato dei ‘prudenti pellegrinaggi privati’. Comodo, no? Così il culto può prosperare nonostante la sua posizione ufficiale.
Nel marzo 2010 è stata istituita una Commissione per occuparsi del caso. Benedetto XVI vuole vederci chiaro, dice. Però i membri sono tutti ecclesiastici, dalle mansioni inattinenti in pressoché tutti i casi, non c’è uno scienziato che sia uno, e riferiranno solo alla Congregazione per la dottrina della fede. Sul metodo d’indagine poi c’è il più grande riserbo, cioè non si sa nulla di ciò che starebbero facendo, né di come né di quando lo fanno. Speriamo che almeno loro…

Per una volta non posso che condividere il consiglio, e alla prudenza – moooolta prudenza – aggiungo l’invito a informarsi meglio prima, e a non giudicare nel pieno dell’emozione, cosa che, in tutte le situazioni, può portare a conclusioni più che superficiali, o sbagliate. In un luogo di così grande fama, circondati da un paesaggio naturale bellissimo e da centinaia di persone già credenti e convinte, in pausa dal quotidiano e da malinconie e grattacapi che forse nella vita reale ci assediano, è facile predisporsi a uno stato d’animo di calore, interesse, magia, esaltazione ‘mistica’ ed estrema aspettativa… Magari non è tutto qui – diciamo – per contro è evidente che, a Medjugorje come altrove, già il clima è di fortissima suggestione.
Può essere difficile, ma poi viene meglio – è tutto allenamento – tenersi fuori da uno tsunami di pura eccitazione sentimentale. Bagnarsene quel tanto che basta da godere dell’emozionante atmosfera, senza farsi trascinare dalle onde verso facili spiegazioni immaginarie.
Eppure per tanti è la regola: si arriva lì e tutto parla d’amore, gente ritrova la voglia di vivere, si testimoniano guarigioni, qualcuno si converte… come non vedere in tutto questo l’opera della Madonna? Beh, esattamente come non si vede quella del Tiracchio. Senza crederci. Perché che lo sia, non sappiamo. Invece sappiamo che spesso la fede si propaga più in fretta della verità. Essa richiede solo un animo disposto a stupirsi, e basta tanto poco; mentre per trovare la verità occorre pazienza, preparazione, e il coraggio di affrontare una delusione, se il caso. A Medjugorje, il furore popolare che si diffonde come l’influenza a gennaio poggia su tre parole: voglia di credere. Una voglia che si lascia inebriare, che travisa i fatti, che vede segni dove vuole e li trasforma nella prova-definitiva-ve-lo-avevamo-detto-ora-come-la-mettiamo-ah-ah! Ma per la scienza seria – che invece non improvvisa, né vede perché crede – la realtà di Medjugorje è molto diversa. Per noi comuni mortali eccezionale, forse, ma non divina.

Questo è uno di quei casi in cui, quando avvertono scetticismo, alcuni credenti si incavolazzano sul serio. Il semplice garbato e fermo dubitare suscita una iper-reazione del tipo «Figlio di una scimmia, tu mi manchi di rispetto!», come se gli stessero rubando in casa. E forse un po’ così è, si sentono portar via qualcosa di prezioso, sono senza parole, senza idee, e non sanno come altro difenderlo, se non arrossendo e infiammandosi di panico. Comunque, anche gli scettici hanno diritto di parlare, e chi si sente offeso da una critica motivata ha un problema che non dipende da essa.
Si sente dire che frutti buoni possono venire solo da un albero buono. Sì, ma è un tipo di albero che non vediamo, e che in realtà conosciamo poco, anche se a molti sembra il contrario. Qui, come altrove e come sempre, la fretta di festeggiare il miracolo calpesta l’infinita serie di dettagli che non tornano, e i dubbi che dovrebbe sollevare. Perciò, come dire che una guarigione ad ora inspiegabile è frutto di quell’albero? E perché sono così rare, se l’albero è davvero così grande e rigoglioso? E quando il frutto è una catastrofe, l’albero è sempre buono? Come dire che una conversione è anch’essa un frutto, se avviene per ragioni come queste? E dal momento che ogni religione ne conta sempre nuove, che esista un albero per ciascuna di esse? In questa foresta di fedi l’unica cosa certa sono i fatti. Che siano frutti del divino è un crasso pregiudizio che non aiuta la ricerca della verità nel mistero, e offende la nostra intelligenza e il nostro cuore. La metafora è sbagliata.

Il miracolo del sole: Fatima e i suoi segreti
Nel 1917 vicino a Fatima, in Portogallo, la Madonna sarebbe apparsa a tre pastorelli; fra le altre cose, avrebbe operato il ‘miracolo del sole’, e dato loro un messaggio in tre parti, con alcune profezie. Per la Chiesa Cattolica è tutto vero.
Ma non è stato possibile accertare gli avvenimenti neanche dal punto di vista storico.
Quel giorno si erano riunite alcune decine di migliaia di persone, in attesa di un miracolo che era stato preannunciato. Era autunno e pioveva. Quando smise e si aprirono le nuvole, apparve il sole. E molti, fissandolo, lo videro muoversi, roteare, cambiare colore, in modo così inusuale da gridare immediatamente al miracolo. Ora, …di per sé nulla su Dio o altro. Inoltre non tutti, lì, ne furono testimoni. E fra gli altri le dichiarazioni su quanto accadde furono disomogenee, come se non avessero visto la stessa cosa. Diciamo anche il fenomeno fu locale, nel resto del mondo non si osservò nulla. Ricordiamo infine che la gente era là perché si aspettava un miracolo. Eh. Ma allora cosa accadde a Fatima? Non è forse vero che migliaia di persone videro il sole muoversi nel cielo? È del tutto possibile, quale risultato di un effetto ottico dovuto alle circostanze del momento: le particolari condizioni meteorologiche, gli ovvi effetti sulla retina per il tempo passato a guardare il sole direttamente, l’aspettativa di fede e il seguente contagio euforico nella massa. Elementi ordinari, niente di prodigioso.
O vuoi vedere che il sole – una stella – fu fatto fisicamente oscillare nello spazio? E quindi, che insieme la Terra fu salvata dal disastro che ne sarebbe seguito? E che, a livello mondiale, gli strumenti di rilevazione non rilevarono? Questo, sarebbe stato miracoloso! Peccato, certo, che nessuno se ne sarebbe accorto. Bah, così sono capace anch’io. Ebbene, se una ha proprio deciso di fare un miracolo (“Nell’ultimo mese, farò il miracolo, affinché tutti credano”, riporta Lucia), perché non lo fa come si deve? Usando grandi effetti, ma naturalmente irrealizzabili, inequivocabilmente alieni, mai visti e inconfondibili? Qualsiasi regista con un buon budget sa stupirci al cinema più di così (e renderlo credibile).
E allora la madonna? Boh! C’è la parola di Lucia (la vera protagonista: fra i 3 quella loquace e persuasiva, è l’unica che dialoga con la madonna e ne riferisce le parole, è lei che parla alla gente, solo lei che dettaglia episodi, dialoghi, visioni), ma al tempo era una bambina mai andata a scuola, e però già educata ben bene a una fede cattolica fervente di dedizione e sacrificio (come ci racconta nelle sue memorie). Poi si è fatta suora, pubblica le esperienze di quel periodo a oltre 20 anni di distanza, e per tutto il tempo fu creduta sulla parola…
Va bene, va bene, ma almeno le profezie, ’sti segreti, qualcosa di buono ci sarà?
Profezie è una parola grossa. Lucia rese conto del messaggio soltanto nella ‘Terza memoria’ del 1941, 24 anni dopo, sicché per quanto ne sappiamo le predizioni sono in realtà delle post-dizioni.

Nella prima parte di esso (il cosiddetto ‘primo segreto’), Lucia scrive di una visione dell’inferno, con fiamme, demoni e anime sofferenti. Immagine classica, niente di che. Ci si potrebbe chiedere, e sarebbe interessante, perché mostrare un tale agghiacciante spettacolo a 3 bambini (“La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, [...] i demoni e le anime, [...] tra grida e gemiti di dolore e disperazione. […]credo che saremmo morti di spavento e di terrore”), e perché chiese loro di martoriarsi (“ci disse: Sacrificatevi per i peccatori, e dite […]: o Gesù, è per Vostro amore, per la conversione dei peccatori “), come poi obbedienti fecero (ad es. “Dissi allora ai miei cugini: – Guardate. Questa [corda] fa male! Potremmo legarla alla vita e offrire a Dio questo sacrificio. [...] questo strumento talora ci faceva soffrire orribilmente). Ma tant’è.

La seconda riguardava le offese a Dio e i rischi per la Chiesa cattolica, non altro.
Protagonista assoluta, la Russia. Secondo un incisivo e accurato giudizio socio-storico-psico-antropologico, l’insopportabile colpa di questa nazione di furfanti in guerra era infatti l’ateismo – non già, per dire, la mentalità narcisista e criminale del governo – e la soluzione ovviamente una immediata conversione, pena una nuova guerra e dolori per i cristiani che non ti dico. Della Germania nazista nemmeno si parla: evidentemente non aveva quel problema.
Nel messaggio veniva richiesto, quale fermo prerequisito alla pace mondiale, di consacrare la Russia a Maria (“Per impedirla [la guerra] il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace"); è singolare tuttavia che Lucia – beninteso per volere di Dio – si trattenga fino al 1940 dall’accennare della questione al papa (Pio XII), e solo nel ’41 ritenga adeguato riferire l’intero messaggio. Assurdo, tanto più che lei stessa indica, piuttosto estrosamente, già il 1938 quale data d’inizio del conflitto. Sorprendentemente poi, si diede per la prima volta seguito all'appello solamente nel '42. Che peccato, magari ci saremmo risparmiati una guerricciuola.
L'ultima consacrazione (di una serie) fu eseguita nel 1984 da papa Wojtyla (le altre non dovevano essere bastate. E in effetti la Russia non fu nominata – ma neanche in quest’ultima – e non vi fu unione dei vescovi tutti, come esplicitamente ordinava la madonna): in essa si è visto un contributo alla crisi del comunismo e alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, nel ’91. Ma le cause dovettero essere altre, poiché anche in seguito a questa cerimonia la Russia non si convertì affatto, né vi fu in tutto il mondo alcun periodo di pace. Come previsto.
Insomma, la 2a guerra mondiale dovette proprio scoppiare. Appunto come se la Madonna non avesse detto niente, come se non fosse neanche mai apparsa. La Russia non smise di spargere “i suoi errori per il mondo”, sicché fu indubbiamente “una guerra atea” – scrive ancora la suora – le cui atrocità erano dirette e si riducevano ad essere “contro la fede, contro Dio, contro il popolo di Dio”. Comprensibilmente la cosa che più premeva alla madonna, e ancor di più a Lucia. Ma sia chiaro che la responsabilità di quegli orrori non fu né sua, né del rito mancato. Volendo stare al testo, essa fu la solita, amorevole punizione divina per la mancanza di fede, se è vero che la Madonna anticipa e confessa: “Se non smetteranno di offendere Dio [Egli] punirà il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre”. Detto così, fa proprio paura.

E la terza parte? Eh-eh! Per circa 60 anni, il Vaticano ha tenuto col cuore in gola milioni di credenti con ‘il terzo segreto di Fatima’, un segreto nascosto senza valido motivo e che, tutti pensavano, conteneva profezie disastrose per il genere umano. Si rese pubblico solo il 26 giugno 2000, e fu una delusione totale.
Il famoso terzo segreto non contiene nulla di speciale: nessuna rivelazione, nessun chiaro messaggio, nessuna prova, nessuna premonizione, piuttosto una specie di sogno. Si parla di un “vescovo vestito di bianco” ucciso da “soldati” con “vari colpi d’arma e frecce”, come altri “Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose”. Al che Wojtyla ha subito capito che riguardava – nientepopòdimenoche – lui stesso, ritratto all’epoca dell’attentato dell’81. Quando si accorse di essere anche sopravvissuto, ammise che la madonna stessa doveva avergli deviato il colpo, avendo evidentemente cambiato idea sul finale della sua stessa profezia.
Chiesa e credenti, tutti soddisfatti. Ma c’è anche chi ha dubbi su autenticità e completezza del messaggio. Che giallo! Imbarazzante, no?