Piccolo manuale di Umanesimo ateo

Il perché e il percome di una vita senza dèi.

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Intro
Prima parte / Un leggerissimo cambiamento
1. Allora, chi è Dio?
2. Quali prove abbiamo che esiste un dio?
3. Che bisogno c'è di credere?
4. Ma se Dio non c'è, come può l'uomo essere buono?
5. In cosa credere? Il cuore dell'Umanesimo
Seconda parte / Cosa dice la Chiesa
6. Perché ci battezzano?
7. A che serve la prima comunione?
8. Un dio così ci rende schiavi

9. Il male, il peccato, il sesso
Terza parte / Quello che la Chiesa non dice
10. Le bugie della Bibbia
11. Credenze cristiane tutte da verificare
12. I brutti esempi di chi predica il Bene
Help & Tips / I trucchi della comunicazione
Finale
Appendice A / I comandamenti: 10 …o 40?
Appendice B / Il peccato originale
Bibliografia

12. I brutti esempi di chi predica il Bene

È ancora piuttosto normale ritenere che chi crede in Dio, o in un dio, sia automaticamente buono/a e rispettoso/a delle altre persone. Purtroppo non è così.

La bontà e il rispetto non sono legati alla religione, ma all’uomo.
Non basta essere credenti. La bontà è una scelta.

Una scelta che la chiesa cattolica spesso non ha fatto.
E mentre tanti piccoli credenti si affannavano a predicare sinceramente un Dio buono, e in nome di questa bontà lavoravano davvero duro per i più bisognosi, gli alti capi (con qualche eccezione), tutti belli imporporati se la spassavano, ridendo di coloro che dicevano di voler salvare.
Nel tempo la chiesa si è fatta potente, al punto da darsi da sola la facoltà ‘divina’ di aggiustare e correggere la stessa Bibbia. Questo enorme potere, quest’arma da fuoco della ‘Tradizione’, è stato accumulato con grande calcolo da papi che furono guerrieri, omicidi, inquisitori, ladri, corruttori, banchieri, depravati, tiranni, esaltati, truffatori… A guardare Giovanni Paolo non sembrava, eh? Ma 1700 anni di storia della Chiesa parlano chiaro:

La Chiesa contro i pagani
Fino al IV secolo il cristianesimo fu un culto minore, tollerato e permesso come gli altri, che, proprio come gli altri, soffrì alcuni periodi di persecuzione (si ricorda in particolare quella sotto Nerone – il quale però li accusava dell’incendio di Roma, non a causa della loro fede, e li punì secondo la legge romana. Ce ne furono alcune altre, lungi comunque dall’essere una serie continuata e il cui leggendario numero di martiri non fu alto come piace ricordare). Non appena si alleò con lo Stato, a partire dall’epoca dell’imperatore Costantino, il suo potere e la sua influenza crebbero a dismisura – come ricchezze, possedimenti e privilegi – e le parti si rovesciarono: la Chiesa, fino a quel momento piuttosto ligia ai dettami dell’amore evangelico, cominciò a perseguitare chiunque non fosse cristiano. I primi a cadere furono i cosiddetti pagani, seguaci di altri culti in voga, che furono puniti senza distinzioni e condannati a morte o battezzati a forza (dal 380 con Teodosio la religione per tutti doveva essere cattolica), i loro testi bruciati, i loro templi rasi al suolo o sostituiti da chiese. Ciò che deve sorprendere non è tanto la rotazione a 180 – in fondo sappiamo che esistono uomini ingordi, avidi e prepotenti – ma il fatto che in entrambi i casi – si predicasse l’amore o lo sterminio – fossero i leader cristiani a parlare, con la stessa Bibbia nelle mani. Un concetto che riprenderemo.
Alle grida di Vescovi, Dottori della Chiesa e Imperatori cattolici, era cominciata un’epoca di sangue – quello di pagani, ebrei, eretici, intellettuali e infedeli – destinata a durare dei secoli.

La Chiesa alle Crociate
Furono delle vere e proprie guerre, dichiarate da papi (!), che i cristiani mossero a partire dall’anno 1095. Nella prima crociata, detta del popolo, i caduti furono circa 100.000. Nella seconda, che partì un anno dopo, morirono fra 500.000 e 1 milione di persone, fra musulmani, ebrei e cristiani, incluse donne e bambini, tutti innocenti.
Ne seguirono molte altre, ufficiali e non: si partiva per riconquistare Gerusalemme e liberare il Santo Sepolcro (la tomba di Gesù: una stanza vuota, evidentemente, dato che per i cattolici Cristo è risorto), dagli ‘infedeli’.
In realtà c’erano ragioni volgarmente economiche o di vile conquista: riavere libera la via all’Oriente ricco di spezie e di seta. Ma la gente comune non lo sapeva – non pensava – e partiva in guerra, perché a morire sotto le mura di Gerusalemme si andava in paradiso. La motivazione religiosa – fra devozione, dogma, conquista e supremazia – fu l’indistricabile matrice di uno spaventoso fiume di violenza.
Come al solito, non si può negare che, fra assassini e mercanti senza scrupoli, c’erano molti che andarono laggiù per difendere davvero un ideale con spirito eroico. Ma questo non giustifica mai l’esaltazione violenta in cui crebbe e dilagò su entrambi i fronti. Molti di loro, guerrieri di Dio – ciascuno del suo – credettero il proprio ideale superiore e assoluto al punto da farsi travolgere nella loro umanità, alzandolo a vessillo di guerre ‘sante’ durante le quali si sporcarono le vesti e l’anima del sangue gli uni degli altri, e di quello di tanti innocenti nel mezzo.
A causa delle crociate, secondo una stima alquanto moderata, in due secoli persero la vita 2-4 milioni di persone.

La Chiesa e l’Inquisizione
Se la persecuzione di non-cristiani da parte della Chiesa è nota fin dal IV secolo, la sua espressione peggiore fu forse raggiunta con la Santa Inquisizione, un tribunale in cui si perseguitarono e si bruciarono sul rogo migliaia di eretici. Erano considerate ‘eretiche’ le persone che mettevano in discussione la fede cristiana o l’opera del papato. Bastava questo, per essere torturati e messi a morte. Spesso dunque, si trattava di cristiani contro cristiani, l’esito di una guerra interna che cominciò dalla morte di Gesù – giorno in cui il suo pensiero cominciò ad essere interpretato in ogni modo possibile – proseguì per secoli attraverso reciproche accuse di eresia, ed esplose quando la fazione cattolica colluse col potere secolare, avventandosi sulle teologie avversarie (e pacifiche) con leggi restrittive, raffinate calunnie e persecuzioni anche violente.
Nel 1478 papa Sisto IV istituisce l’Inquisizione spagnola. Nel 1542, papa Paolo III fonda quella romana. Ma il tribunale era operativo già dal 13° secolo: il Concilio Laterano 4° (1215) aveva reso obbligatoria per le autorità statali la punizione degli eretici. Nel 1229 papa Gregorio IX affermò: “È dovere di ogni cattolico perseguitare gli eretici”, e un altro papa, Innocenzo IV, prima rese legale la tortura e poi impose allo Stato di eseguirla sui condannati (Bolla ‘Ad extirpanda’, 1252).
Tommaso d’Aquino, Dottore della Chiesa e santo, scrisse nella Summa Theologiae: “A proposito degli eretici (...) da essi proviene un peccato per il quale hanno meritato non solo di essere separati dalla Chiesa con la scomunica, ma di essere tolti dal mondo con la morte” (IIa, q. XI, a. 3). Ogni tipo di disobbedienza (eresia, sacrilegio, immoralità, blasfemia, stregoneria, sodomia… e mancato pagamento di tasse al clero) fino al semplice dubbio o tentazione, era diventata punibile con la tortura e la morte. Si cercava la confessione, e la delazione. Non era prevista alcuna difesa legale per l’accusato/a. Bastava lo Spirito Santo.
Un sistema psicotico, brutale e accurato, esteso e continuato per anni, che spezzava le coscienze alla sottomissione, che ricordava al popolo terrorizzato il potere della Chiesa sulla vita e sulla morte, sul giusto e l’ingiusto. Autorità contro libero pensiero, dogma contro dubbio…

Quante, le vittime?
Solo fra i catari, le vittime furono oltre centomila, innocenti e inermi. Molte altre sette non cristiane, come i valdesi, furono perseguitate per secoli. Nel 15° secolo, l’inquisitore spagnolo Tomás de Torquemada mandò al rogo personalmente più di 10mila eretici. Nel 1528, papa Paolo III mosse una crociata perfino contro l’Inghilterra, che per fortuna fallì. Nel 1568, gli inquisitori spagnoli fecero annegare 6 mila protestanti; e intanto papa Pio V faceva uccidere in Francia 20 mila Ugonotti. Il 17 febbraio 1600, dopo sette anni di prigionia con l’accusa di eresia, il filosofo e monaco domenicano Giordano Bruno, venne bruciato vivo sul rogo in Campo dei Fiori a Roma. Poi ci fu la ‘guerra dei trent’anni’ dal 1618 al 1648, una guerra di religione che in tutt’Europa, ma soprattutto in Germania, causò la morte del 40% della popolazione.
Nel periodo che va dal 13° al 18° secolo recenti stime contano almeno 500mila morti; innumerevoli altre persone furono torturate, maltrattate e terrorizzate. Con arnesi benedetti.

Ma alcuni storici cattolici, senza vergogna alcuna, si sbarazzano del male e del disonore in quanto ‘mentalità del tempo’ – al comodo scordando che si riteneva anch’essa divinamente ispirata –, o sostenendo – con ipocrisia insuperabile – la clemenza dell’inquisizione, perché si ‘limitava’ alle torture, mentre le sentenze di morte erano emesse dal tribunale civile. Vero! Solo che la Chiesa non solo modificò le procedure di giudizio e reintrodusse la tortura, ma scomunicava immediatamente chi non avesse eseguito la condanna a morte. Dunque era il braccio secolare (che era comunque cattolico) ad eseguire gli omicidi per il reato di eresia, ma era l’inquisizione a pretenderli con piena autorità, dopo aver giudicato una persona colpevole a mezzo di torture atroci dai danni irreversibili, per corpo e anima. Cercare di trasformare la storia in leggenda è uno squallido tentativo di dare un alibi al ‘voler di Dio’, e un disperato modo di giustificare la bontà eterna della propria fede di oggi.

Risale a questo periodo il primo Indice dei libri proibiti. Promulgato nel 1559 da papa Paolo IV, era un elenco di opere di scienziati, poeti e scrittori la cui lettura e diffusione fu censurata ovunque, con conseguenze infauste per tutta la cultura. L’Indice, continuamente aggiornato nel tempo, fu abolito solo nel 1966.

La Chiesa e la caccia alle streghe
Tra gli arsi vivi c'erano cristiani eretici e ostinati liberi pensatori, fra cui gente – soprattutto donne, di basso ceto, spesso di costume e spirito libero, magari dedite ad attività d'eco pagana come la medicina erboristica – che veniva accusata di stregoneria. Le cosiddette streghe venivano condannate dall'inquisizione per eresia e atti demoniaci. Erano ritenute colpevoli infatti di aver compiuto atti sessuali con i demoni, ucciso neonati al semplice tocco della mano, provocato tempeste sui campi e malattie a uomini e animali, ostacolato la procreazione (anche facendo sparire membri maschili), stregato e ingannato e ucciso con lo sguardo... Prove dirette, zero. Figurarsi. Se veramente avessero avuto simili poteri, come mai era così facile incarcerarle e torturarle a morte? Ma se lei negava era ostinata, se faceva una vita tranquilla dissimulava, se era impaurita dall'accusa aveva la coscienza sporca: qualsiasi cosa poteva incolparla – a partire da sospetti e dicerie – perché la stessa base dottrinale era fondata su convinzioni superstiziose (e sulla bibbia, v. Es 22,18; Lv 20,6 e 27: Dt 18,10-12) che avevano creato mostri inesistenti. Allora, si trattava solo di scovarli. Ciò che seguiva – il carcere e la tortura – era solo un modo per ottenere una confessione. Se dunque confessava veniva condannata, se non lo faceva si proseguiva finché non avesse ‘liberamente ammesso' l'unica ‘verità' che doveva, magari facendo i nomi di altri poveracci.
Dal 1484 (anno della Bolla ‘Summis desiderantes', di papa Innocenzo VIII, che ne ordinava la tortura) e fino al 1750, furono decine di migliaia le persone (di nuovo calcoli verso il basso che alcuni storici non approverebbero) bruciate vive sul rogo delle Chiese Cattolica e Protestante, raggiunto il culmine di una misoginia durata secoli.

La Chiesa e la persecuzione degli ebrei
Perseguitati atrocemente dai cristiani furono anche gli ebrei. L’accusa? Deicidio. What?
Assassini di Dio? Che idiozia! 3 motivi: uno, non furono ‘gli ebrei’ ma solo una parte delle loro autorità (bianco/nero). Due, fu colpa semmai romana (ammesso che l’intero episodio del processo sia vero. Ad esempio Pilato era in realtà un sanguinario figlio di puttana, e non esisteva alcuna ‘tradizione’ pasquale di liberare un condannato), ma se ce la diciamo tutta, con onestà, dobbiamo ricordare che fu un piano di Dio stesso: Gesù, rassegnato all’idea, lo assecondò facendo in modo di farsi ammazzare, il povero Giuda dovette sacrificarsi e tradire, accusatori ed esecutori furono ugualmente necessari, tutte fragili comparse di un atto unico già scritto. Tre: dio non può morire.
Quasi venti secoli di vessazioni e calunnie pressoché continue per un pregiudizio stupido… una doppia vergogna. Già nel NT l’idea è viva. Poi i Padri della Chiesa ebbero per questo popolo parole durissime (Agostino, Girolamo, Crisostomo, Gregorio, Giustino, Tertulliano, …). Dal 500, Sinodi e Concili collezionano misure restrittive e punitive contro di essi, fino al Concilio di Toledo (XVII, 694) che li dichiarò tutti schiavi e ordinò la confisca dei loro beni.
Durante le ‘sante’ crociate ne morirono a migliaia. Quasi tutti i papi (ma anche Lutero) si distinsero per invettive e ordini feroci che scatenavano ondate di persecuzioni: gli ebrei furono confinati in ghetti, sottoposti a coprifuoco, costretti a svendere ogni avere, a vedere sinagoghe distrutte o trasformate in chiese, e a indossare… un distintivo giallo di riconoscimento. «Ottima idea!» disse poi Hitler.
In tutta Europa sono scacciati, uccisi a migliaia di migliaia, bruciati vivi, fatti schiavi e venduti, battezzati a forza (ma molti, a ciò, preferirono la morte), e solo dopo l’Illuminismo l’opinione, e per conseguenza l’azione, su di essi si ammorbidì. Nel popolo tuttavia restò un senso di disprezzo non facile da estirpare: il secolo scorso, affondando le radici in secoli di fertile tradizione cristiana antisemita, il nazismo accusa gli ebrei di essere della razza sbagliata, e ne deporta e uccide a milioni. Il papa di allora, Pio XII, ebbe in tutto questo una posizione assai poco chiara. Sapeva benissimo cosa stava accadendo in Europa, ma proprio mentre onorati cattolici si adoperavano a favore dei nazisti (ed altri invece contro) non fece niente per opporsi all’olocausto, all’inizio fu buon alleato della dittatura (non una novità per la Chiesa), né spese una sola parola contro il nazifascismo fino alla fine della guerra. Inoltre, se in segreto organizzò alcuni aiuti ad ebrei, fu complice nella fuga in Argentina di gerarchi nazisti: fra i più infami criminali di guerra, ma cattolici.
Solo in questi ultimi anni la posizione cattolica ufficiale sul tema è infine cambiata.

La Chiesa e i popoli indigeni americani
I cristiani si distinsero anche per la loro tendenza a sottomettere violentemente le popolazioni indigene americane. Cominciò Cristoforo Colombo quando nel 1492 giunse nei Caraibi, considerandone gli abitanti come schiavi, nonché facilmente addomesticabili al cristianesimo. Non a caso, Colombo piantò una croce su ogni isola che scoprì, un simbolo arrogante di possesso e di imposizione del suo cattolicesimo.
L’occupazione di quelle terre costò a intere popolazioni la vita e lo stravolgimento culturale, ad opera e vantaggio dei conquistadores spagnoli e portoghesi avidi e meglio armati, i quali agivano nel nome dei loro cattolici Signori. Una sorte simile dovettero poi subire le nazioni autoctone del nord America.
Tra i 1500 e il 1900, furono decine di milioni i nativi delle due Americhe sterminati dai visi pallidi ‘cristianizzati’.

Non sembra un caso allora, se oggi alcuni cavalcano l’onda della revisione storica, con cui aspirano a negare i fatti e presentare certi nerissimi episodi della loro religione come pressoché leggendari, o giustificati dal contesto, o di poco conto semplicemente perché troppo diversi da come la Chiesa pretende di essere oggi.
Prendi papa Benedetto XVI, ad esempio: in visita in Brasile (2007) si è permesso di dire non solo che l’invasione dell’America Latina «non fu un'imposizione di una cultura straniera», ma invero per essa il privilegio di «ricevere lo Spirito Santo», venuto «a fecondare le loro culture». Poterono infatti «conoscere ed accogliere Cristo, il Dio sconosciuto che i loro antenati, senza saperlo, cercavano».
Quando si dice ‘ecco un uomo che ha cambiato la storia’.

Che cosa dire oggi dei missionari che partono verso l’Africa, l’India, il Sudamerica? Il povero, l’ammalato, l’orfano, il reduce sono vulnerabili perché bisognosi, tanto che le loro necessità primarie, materiali e psicologiche, divengono facili esche per la conversione: vi portiamo l’acqua e le medicine, ma voi leggete la nostra bibbia… Non sempre l’aiuto è offerto in questi termini, ma è un fatto che il cosiddetto terzo mondo è una priorità per un certo cristianesimo, e dunque oltre alla questione che – in quanto priorità – la fede è assai discutibile, in un’ottica laica e multiculturale va rimarcata la grande differenza fra missione umanitaria ed evangelizzazione. La seconda non si giustifichi con la prima, sia chiara su questo quando raccoglie fondi e finanziamenti, non pretenda esclusive di zona, e rispetti la cultura locale quanto la propria.

La Chiesa e i campi di concentramento cattolici del XX secolo
I campi di concentramento, in cui durante la seconda guerra mondiale venivano messi a morire i prigionieri, non furono soltanto tedeschi ma anche cattolici. Ad esempio quello di Jasenovac (la ‘Auschwitz dei Balcani’), in Croazia, ordinato nel ’42 dal dittatore Ante Paveliæ, filonazista e cattolico integralista in tresca con l’arcivescovo Stepinac (nel 1998… beatificato). Qui, dove alcuni francescani fecero da boia, vennero assassinati ortodossi, ebrei, comunisti e zingari, anche bambini. Sotto Paveliæ, la conta dei morti salì almeno a 80mila.

La Chiesa in Vietnam e Ruanda
In Vietnam, negli anni 50, con l’appoggio dei cattolici americani e del Vaticano (che chiamava i soldati ‘truppe di Cristo’, come fossero quelle di una crociata), venne sostenuto un colpo di stato nel sud del paese, e portato al potere un certo Ngo Dinh Diem, fanatico cattolico. Costui fece in modo che gli aiuti americani al popolo vietnamita giungessero solo ai cattolici; di fatto, le altre religioni non cattoliche (e i buddhisti erano la maggioranza) vennero abolite e ogni dissidente rischiava il campo di concentramento. Si calcola che vi furono rinchiuse circa 500 mila persone, 275 mila furono torturate e 80 mila uccise.

In Ruanda, piccolo stato africano, circa 800.000 persone di etnia Tutsi furono trucidate da estremisti Hutu nell’arco di poche settimane del ’94. Prove e testimonianze accusarono elementi della Chiesa cattolica locale non solo di non essersi opposti al genocidio, ma di aver anzi favorito gli assassini in diverse occasioni, e per queste ragioni furono in seguito condannati dal Tribunale Internazionale. Sebbene la motivazione religiosa non fosse a capo del conflitto (la maggioranza di entrambe le etnie ruandesi era cattolica), l’atteggiamento fazioso delle autorità ecclesiastiche consentì alla propaganda Hutu di parlare di ‘ispirazione divina’.

La Chiesa e la pedofilia
Se tutti questi avvenimenti sono generalmente sottovalutati e, come fosse una realtà ormai passata, non sortiscono ripensamenti nel fedele più legato alla sua gerarchia, a scuotere prepotentemente le coscienze di molti è stato lo scandalo pedofilia nel clero. A partire dagli ultimi anni Ottanta, grazie a denuncie sporte all'autorità civile e laica, è emersa gradualmente non solo l'esistenza del fenomeno degli abusi sessuali su minori all'interno della Chiesa, ma la sua vastità. Da ogni parte del mondo cattolico continuano le denuncie e i processi per violenze ai danni di bambini e bambine, sia appena compiute che relative agli anni in cui le vittime erano minorenni.
È significativo che soltanto oggi esse trovino il coraggio e l'appoggio necessari per fare legalmente i conti con gli abusi subiti in passato. Conta di certo il fatto che, come adulti, sono meglio in grado di affrontare una realtà così devastante e luttuosa, ma è anche determinante il cambiamento dei tempi: un delitto e un reato così infame non si tollera più nemmeno ai preti, e per ottenere giustizia ci si rivolge direttamente allo Stato. Si dà il caso infatti che fino ad anni recenti l'autorità e lo status della Chiesa siano stati vissuti dai credenti come più importanti e più meritevoli di tutela dei minori e della loro sofferenza. Molestie e stupri passavano sotto silenzio o, timidamente denunciati ai vescovi, quando non restavano arrogantemente inascoltati ottenevano da questi ridicole pene per i colpevoli, quali il semplice (e ancora pericoloso) spostamento di parrocchia, il ritiro in preghiera, o al più la dismissio dallo stato clericale. Di fronte a un crimine così brutale e vergognoso – perché violenza due volte, usurpando a forza il corpo e l'animo di indifesi innocenti, spogliati anche mentalmente di ogni possibilità di reazione e truffati della loro fiducia – il silenzio informato del clero o la sua risposta spesso fredda e composta – atta a proteggere il suo buon nome lasciando di fatto liberi gli stupratori – è un altro crimine tremendo e vergognoso.
Non a caso dunque le denuncie ora si fanno all'autorità civile laica: si cerca una possibilità reale di giustizia. E non a caso questo intero sistema di abusi e coperture, che in sede legale è già costato alla Chiesa oltre 2 miliardi di risarcimenti, ha turbato tanti credenti (oltre che tutti i non credenti): essi vi hanno giustamente visto un aperto tradimento e una meschinità infinita, in molti casi arrivando a dubitare della fede cieca finora riposta nella benevolenza dell'istituzione.

Sia chiaro: il fenomeno della violenza sessuale su minori è molto più vasto, interessa persone variamente disturbate che non abitano soltanto il clero, nel quale solo una minima parte (rispetto al totale, comunque tanti e sempre troppi) se ne è resa responsabile. Ma due cose – in questo caso specifico – sono apparse particolarmente gravi, assieme all’orrore del fatto in sé: tanto l'abuso di potere consentito ai colpevoli dall’abito che indossano, lo sfruttamento calcolato della fiducia e della credulità, quanto l'innegabile malavoglia con cui le autorità ecclesiastiche hanno sistematicamente gestito l’endemico problema, pur conoscendolo.
Il primo è certamente utilizzato a tu per tu con la vittima, ma anche nell'educare la mentalità dei genitori. La seconda risale ai tempi in cui la società era permeata dall'idea di superiorità e intangibilità morale degli uomini di chiesa, idea che oggi ancora sopravvive nella testa di tanti regnanti cattolici (e di molti credenti).
Buon per tutti noi che le informazioni comunque circolano, e tante e crescenti sono le voci di pubblico dissenso. Scopertasi accusata in migliaia di casi non più isolati, infatti, la gerarchia cattolica ha più volte rilasciato pubbliche e addolorate scuse, ed espresso la più ferma volontà di provvedere ad arginare il fenomeno. All'atto pratico però, laddove cioè poteva finalmente dar prova del suo pentimento con azioni subito efficaci in ordine alla trasparenza, alla pulizia interna e alla prevenzione a livello mondiale, è stata in realtà nuovamente e colpevolmente immota, lasciando lettera morta quella gran voglia che aveva di riabilitarsi (e dunque favorendo il ripetersi delle violenze), facendo della ‘sentita partecipazione' una ipocrisia miserrima e denunciando invece l'esposizione mediatica a suo dire eccessiva e ingiusta. Fatte salve alcune lodevoli iniziative locali, il Vaticano – centro e guida del cattolicesimo – non solo non ha ancora posto rimedio alle sue enormi responsabilità, ma pretende ugualmente rispetto.
È facile verificare (www.vatican.va/resources/index_it.htm) che in tutti questi anni si sono susseguiti soltanto inviti, intenzioni, ipotesi, insignificanti note e comunicati in occasione di viaggi e incontri – facili annunci (a proposito di esposizione mediatica) per dare all'opinione pubblica la sensazione del fare – e non disposizioni attuative univoche e vincolanti secondo il diritto canonico. Quelle che lo sono – le norme, secretate e riservate agli alti prelati, della Crimen sollicitationis (1962, ma risalente, salvo appendici, a un documento identico del '22) fino al 2001, sostituite dalla De gravioribus delictis a sua volta aggiornata nel 2010 – sono stati ampiamente e giustamente criticati per il vincolo di completa segretezza sul processo, l'ordine di gestione interna di ogni singola denuncia, la qualità delle pene laicamente insulsa, l'assenza di un procedimento specifico per chi coprisse (e perciò sia complice) del delitto.
Considerando quanta responsabilità avevano avuto le alte cariche nel dismettere le accuse anziché affrontarle dalla parte delle vittime, e l’ossessione della segretezza imposta fin dall’intestazione del Crimen, è sembrato a molti (anche a causa di una imprecisa traduzione da latino in inglese diffusa in Rete) che questi stessi documenti fossero prova di una esplicita cospirazione volta a favorire i sacerdoti pedofili, ed è bene dire che non è così: ciò non può essere dedotto da come sono stati scritti, quanto piuttosto dalla mentalità comune di chi ne fece uso. Coperture e intimidazioni non furono ordinate, ma nacquero spontanee.
È indubbio infatti il comportamento abbietto di tanti responsabili locali, facilitato dall’impostazione di quelle istruzioni: nulla ad esempio è stato scritto per vietare da parte loro ogni possibile pressione psicologica e coercizione spirituale sulla vittima e i suoi familiari, né circa la possibilità per questi ultimi di ricorrere direttamente alla denuncia civile – non negata, ma nemmeno prescritta né mai suggerita, e certamente scoraggiata dal previsto giuramento preliminare al segreto del Santo Uffizio, nonché facilmente dal loro stesso abituale senso di sommessa obbedienza, colpa e scarso valore.

A chiunque non sia gravemente affetto da una sindrome di protezione dell'istituzione Chiesa ad ogni costo – come ormai la maggioranza delle persone, i tanti delusi che hanno cominciato da qui a disertare le chiese e le vittime stesse degli abusi, oggi unite in protesta – appare chiaro che quanto è stato fatto non è stato e non è sufficiente: anche in questo caso, umiliando nuovamente e sempre le persone coinvolte, il Vaticano è più impegnato a salvare la faccia e a minimizzare le sue innegabili colpe che a proteggere i minori e prevenire il dramma con tutto quanto è in suo potere. Nel 2011 siamo ancora in attesa di linee guida specifiche, finora solamente abbozzate (cfr. Lettera circolare, maggio 2011). Eppure gli bastava una sola riga: hai subito violenza da un prete? Vai dai carabinieri.

~ ∞ ~

Ho qui riportato solo alcuni dei crimini più eclatanti. Molti altri episodi meriterebbero di essere ricordati, per il dolore ingiusto di singole persone che insieme sono milioni. Tanta sofferenza in nome di un dio definito ‘Amore’ è un assurdo, un controsenso. Ma io dèi non ne vedo. Vedo l’amore e vedo la cattiveria che scelgono certi uomini.

A noi può sembrare che la Chiesa cattolica si sia sempre comportata come la vediamo fare oggi che si barcamena sotto la pressione dei diritti umani conquistati dalla modernità, ma non è così. Per secoli la sua egemonia ha rallentato il progresso e la diffusione di scienza, medicina, istruzione, tecnica e diritto – che già esistevano, e suo malgrado resistevano – e ha perseguito e salvaguardato il suo solo ideale di benessere, in nome di un’etica spesso feroce e intransigente. Dove saremmo adesso, se il successo di una ristretta elite di studiosi, filosofi e artisti cui era concesso di produrre del loro ingegno non fosse stato confinato entro la sua aristocratica autorità, le verità di fede e i suoi denari? Dove saremmo adesso, se la ricerca non avesse sofferto a lungo di questi limiti, se la cultura e non la dottrina fosse stata messa a disposizione di tutti? Quanto più e quanto prima saremmo cresciuti come popolo, se tutto questo non fosse mai accaduto?
Nell’inevitabile evolversi della società verso libertà e uguaglianza, sapere e benessere, la mentalità avida e aristocratica espressa nel dominio religioso e politico è stata d’intralcio – volutamente e per secoli – a milioni di persone.
Si può dire che la Chiesa ha fatto anche tanto bene, e che ‘laddove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia’ (Rm 5,20). Alt! Se ha sovrabbondato grazia non lo so, certo moltissimi si sono adoperati per il bene comune con grande sacrificio, esprimendo con la parola ‘Dio’ – per deformazione semantica professionale – il senso di bei valori condivisibili. Ma ciò non cancella l’importanza di fatti tragici come questi. Di fronte ad essi la responsabilità di una Chiesa ‘madre e maestra’ aumenta.
Si può anche obiettare che la colpa fu di persone non veramente guidate da Dio. Cioè che la Chiesa è santa, ma fatta di peccatori. Come dire: ci sono mele marce, fradice e muffite lasciate a imputridire, ma il negozio della frutta è tutto igiene e profumo di fresco. Un completo non-senso, questo della santità. Dare del santo a un negozio – o a un’istituzione – è già molto sciocco, ma cosa conta tale pomposa e pretesa qualità scritta fuori sull’insegna, se al suo interno le mele sono marce? Non esiste una Chiesa Santa, esistono princìpi e persone.
E allora, l’obiezione persone non guidate è giusta, terribile e definitiva evidenza di un fallimento.
Che non sia Dio o la religione in sé a diffondere il male, ma l'uomo nel nome di Dio, è verità evidente, e con noi atei si sfonda una porta aperta. Ma questo funziona nei due sensi – nel nome di Dio l'uomo è il vero responsabile anche del bene – e non è comprensibile, se non in termini psicologici, come per il/la credente sia ovvia la colpa ma non il merito. L'esperienza non insegna, quando di mezzo c'è un credo che va difeso. Tanto più è grave quanto non si riesce a vedere neanche l'incoerenza interna: un/a credente qualsiasi certo può interpretare male e sbagliarsi, ma cosa importa se crede in Dio e ritiene di farne il volere quanto e più di tutti? Il fatto è che il meccanismo alla base di una scelta per tutti i credenti è identico: la fede. Perciò come dire che quella del malvagio è falsa e mal riposta? Per lui/lei sono gli altri che sbagliano, e per la buona ragione che si sente ispirato/a da Dio, vaglielo a spiegare? Ma c'è di più.
Chi fa quell’osservazione credendo di minimizzare pare non rendersi conto che a sporcarsi di tanto sangue innocente furono papi, vescovi, cardinali, imperatori e re cattolici, alti funzionari della Chiesa, delegati con pieni poteri e gente tanto ispirata sulla carta da essere presumibilmente ubriaca di Spirito Santo. Non si parla di piccole mele marce (che pure ci sono) né di persone che non riescono ad essere ‘veri cristiani’ (benché certo esista anche quel problema): si sta parlando delle più influenti personalità e dei massimi responsabili del cristianesimo. Dei maggiori teologi, i più decisivi credenti, le guide prescelte, gli eredi legittimi. Delle fondamenta della torre cattolica. Non semplici serial killer, serial killer importanti.
Nemmeno un prete (vip del popolino, meccanicamente stipato di bontà e saggezza, autorità sulla vita marca Vaticano) ne sarebbe giustificato, ma qui siamo al vertice: è la crema, il meglio del top, l’esempio per tutti, i maestri, i ‘Reverendi’, le ‘Eminenze’, i ‘Padri’, le ‘Eccellenze’, i ‘Pastori’, i ‘Vicari’ e le ‘Santità’. Parecchi di essi parlavano di Salvezza ma torturavano, di Verità ma indottrinavano, di Giustizia ma corrompevano, di Libertà ma sottomettevano. Per secoli e secoli. Gente per niente amata, ma temuta e odiata in silenzio, che su un trono d’oro tormentava i fedeli, pretendendo al contempo di aprirgli legittimamente il Paradiso. Che assurdo carosello! Insomma, anche la democrazia ha i suoi difetti, ma infatti non si pretende perfetta, non sfoggia investiture divine, non si regge su un’autorità né su una guida d’ordine superiore… Come rappresentante ufficiale di un dio buono – da esso esplicitamente incaricata e direttamente ispirata – la gerarchia cattolica è stata più e più volte una radicale disfatta.
Da Dio sempre il bene? La storia ci insegna il contrario.
Ora, ed ecco il punto: se gli estensori di un sistema di vita ‘ispirato’ fanno questo, addio ispirazione, no? La conseguenza logica – semplice e radicale – è che questo stato dei fatti necessariamente invalida l’idea di ispirazione divina, non a caso pretesa ed esigibile solamente per via dogmatica, ovvero a parole. Non c’è spiritosanto che tenga. La Chiesa – gerarchia inclusa senza dubbio – è fondata invece su persone, come ogni organizzazione umana. Le loro scelte sono determinanti nel bene e nel male, e poiché è anche possibile che siano disastrose ciò che tramonta per chiara incoerenza è la perfetta ispirazione, la verità assoluta, l’infallibilità divina, e in ultima analisi, quel Dio nato e cresciuto sulla loro bocca. Le fondamenta della torre. Restano i valori e le scelte personali, la cui sorgente naturale – l’Uomo – è appunto capace di errori, illusioni e capricci, ma anche di crescita, cambiamento, grande miglioramento, in un tipico – per quanto straordinario – cammino umano.

La Chiesa è fatta di peccatori? Alcuni fra quelli vestiti di bianco e di porpora lo erano di sicuro: e allora c’era da fidarsi quando parlavano di un dio, costruivano dogmi e si trasferivano autorità soprannaturali? C’è da fidarsi quando chiunque spaparazza che Dio vuole e Dio gli dice? No, non è un argomento valido e si presta all’inganno: quali sono le verità e i vantaggi della proposta, per noi e per chi la fa? Questa è la domanda. Oggi possiamo rispondere.

Dovremmo mica ascoltare le scuse di certe persone, e continuare a crederli ispirati? Dovremmo mica condannare i loro crimini, ma credere ciecamente all’idea che ha dato loro il potere di attuarli? Un’idea modellata da loro stessi su loro stessi, diffusa in secoli di controllo e imposizione, della quale – oltre alla loro pubblica espressione di fede – non c’è prova. E quant’è diversa dalla forma originale che Gesù intese dargli in vita!
E oggi? Fidarci? Su quali basi? Come facciamo a sapere che OGGI è diverso, è più vero, è sicuro? Se la Chiesa ora è più aperta (almeno di facciata) lo si deve proprio alle lotte di ogni tempo contro la sua ottusità crudele, tanto che le sarebbe impossibile ricorrere all’aperta repressione fisica e morale come prima. Tuttavia, ancora nel 1864 Pio IX pubblica il Sillabo, lista di ‘errori della modernità’ come ad esempio libertà di pensiero e di parola, razionalismo, laicità e democrazia. Per questo e altri ‘pregi’ è stato recentemente beatificato. Da Wojtyla, uomo del quale affabilità e carisma non superano purtroppo l’arrogante austerità tradizionalista, come molti teologi liberali e preti di strada realmente vicini alla gente possono testimoniare. Anche l’ultimo papa e la sua corte continuano a spararle grosse (vedi ad es. posizioni su condizione della donna, famiglia e famiglie di fatto, scuola, aborto, anticoncezionali, aids, eutanasia, procreazione assistita, staminali, omosessualità, laicità, tutela dei minori dagli abusi nel clero… Senza contare la sessuofobia, la ateo-fobia, la relativismo-fobia, la soloindioseifelice-mania e la sòermeijodermejo-nunmepòicriticà-mania). E tanti dietro, ancora, a dargli il timone del proprio modo di pensare e il diritto di forzare il loro paradiso in tutti noi. Ufficialmente si parla tanto di pace ed ecumenismo, ma la realtà dei fatti ha lo stesso insalubre odore di oppressione di un tempo…
Soprattutto, è essenziale osservare come queste idee vengano comunicate perché sopravvivano. Il metodo è cambiato, si è fatto più scaltro, più adatto ai tempi, apparente alleato della sensibilità moderna e dell’informazione libera, potendo tuttavia sfruttare la monumentale immaturità critica e morale di quella che è ancora la maggioranza, contribuendo ad estenderla e tramandarla. Faziosità delle fonti, travisamento dei fatti, fallacie logiche, forzature di senso e altri trucchi di comunicazione sono una consuetudine quotidiana. Addirittura necessaria, per chi oggi si trova a dover difendere senza poterle obbligare proposte sociali e astrazioni teologiche incardinate su un’indifendibile fede.
L’informazione è potere solo per una mente pronta.
Così, in materia di fede e morale continuano a dirsi infallibili, e in tutto il resto non hanno mai negato di essere guidati dallo Spirito Santo, da Cristo e da Dio stesso. La loro potestà (le ricchezze, i titoli, i privilegi, il ruolo di guida spirituale e sociale, il controllo morale e l’influenza emotiva e mentale sulle nostre vite) si fonda proprio sul fatto che un dio li guida, altrimenti sarebbero persone come noi. E sbagliano così tanto? Come fa dio a guidarli così male? È cretino? È pazzo? È incapace? Se ne frega? O non li segue per davvero?
Pronto, c’è Dio?

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Questa folle situazione conferma 4 cose:

1) La bibbia è ingarbugliata e consente letture opposte di fine teologia.
2) Quando la fede acceca e si preferisce rispettare più Dio che le persone, è un macello.
3) L’ispirazione divina non basta a fare il bene, o piuttosto non esiste.
4) Credersi infallibili, blaterare di perfezione e di assoluti dati i punti 1 2 e 3, non ha senso.

Se prendessimo coscienza di questo, potremmo guardare agli errori della religione con affettuosa comprensione, la stessa con cui accettiamo quelli della scienza, della filosofia, della politica (beh, questi un po’ meno affettuosamente), sapendo cioè che dietro agli altari e in quelle tonache solenni ci sono degli uomini, i quali migliorano solo applicandosi nel tempo. E potremmo sinceramente apprezzare le loro buone azioni e belle idee, senza limitarci a crederle perfette.

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È utile ricordare che un papa è infallibile solo quando parla ‘ex cathedra’ (in sé stesso un dogma), e quando lo fa (assai raramente), lo dice. Oh, che sorpresa: in tutti gli altri casi (cioè quasi sempre) è una persona normale, che non è ‘santa’, ispirata, buona o perfetta in tutto, ma può anche sbagliare. Perciò va ammirata per i suoi pregi così come additata per i suoi difetti. Ovvio, no?
Certo, a voler proprio essere pignoli, questo vale pure quando parla ex cathedra, lo negassero un milione di dogmi, perché sbagliare è umano, e i papi sono uomini comunque.
Se almeno questo ‘potere’ fosse stato usato davvero in modo super-umano, per non so, identificare gli antibiotici nell’anno 1000, o fissare per legge la parità dei diritti e dei privilegi quando ancora c’era la monarchia assoluta… macché, meglio usarlo per dire che la madonna rimase vergine. Che prova supersonica. È così facile parlare di cose che non potranno mai essere provate false, completamente estranee alla realtà, a rischio zero… Tanto il credente era – ed è – obbligato a crederci, sia perché abituato alla fede, sia perché da essa dipende ‘la sua salvezza’. Che furbastri, eh?

Lo ripeto, perché lo trovo essenziale: dicevamo che sono uomini, ma appunto ora basta venerarli come Cristi in terra. Un Papa può anche sbagliare? Oh bella, è un uomo come noi: a volte nel giusto, altre in errore. Erano peccatori? Rinneghiamogli l’Autorità divina. Hanno potuto interpretare e adattare e manipolare il messaggio originale? Allora non chiamiamolo assoluto. Non erano accompagnati da Dio sebbene se ne vantassero? Cominciamo a pensare che vantarsene non basta. Non era una Chiesa proprio Santa? Ok, allora facciamola finita con l’idea dell’ispirazione. Questa Chiesa non è uguale a quella colpevole di un tempo? E abbia il coraggio di chiamarsi diversa.

Con serietà e severità facciamoci dunque la domanda: tutta l’impalcatura (dottrina, liturgia, fama, autorità) ha davvero un senso? E tolto il carnevale, cosa resta di Dio? La religione è verità capita e usata anche male, o una facezia e un raggiro? Perché così a me suona come una grossissima presa per i fondelli. E a te?
Vogliamo continuare a servire a queste persone il nostro cuore su un piatto d’argento? A inchinarci e baciare le loro mani inanellate, quando li incontriamo? Credere solo a quello che c’è di buono, tralasciando il peggio, e chiamarci lo stesso cattolici? Abbracciare indifferentemente ciò che dicono, come sassi trascinati dalla corrente?

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Dobbiamo fare nostra l’idea che nessun uomo va subito giustificato perché prete (vescovo, cardinale, papa, re, guru, leader, professore, dottore, preside, presidente, politico, dirigente, ricco, vip, genitore e quant’altro) o per l'inesistente privilegio di un’ispirazione divina (o diritto naturale, di sangue, razza, patria e quant’altro) perché questo non dice di come egli veramente è. Di più: credere sulla parola a chiunque se ne faccia scudo è consentirgli di ingannarci, di illuderci, e usarci.
Oggi possiamo – per il nostro bene, dobbiamo – prendere coscienza che grazie alla protezione offerta da questa nostra accondiscendenza (obbligata, poi passiva) a certe trovate religiose, politiche e sociali, in passato molti hanno ottenuto un potere quasi sconfinato su di noi, manipolando le nostre vite, facendoci aderire a piani assurdi e credere qualsiasi cosa, accumulando per sé ricchezze e poteri, mentre provocavano infinite sofferenze fisiche ed emotive a uomini e donne uguali a loro. L'esperienza ci dice che quella è una strada che porta a un burrone. Ora basta.
Giudichiamo invece le persone in base alle loro azioni, rispetto ai valori più alti e alla effettiva bontà delle conseguenze. Non solo per saper prendere chi specula sulla nostra pelle – e sulla nostra anima – con le mani nel sacco dopo che il male lo ha fatto, ma principalmente per prevenire quel male, per saper riconoscere situazioni di potenziale pericolo ed evitarle prima che possano accadere. Impariamo a difenderci. Adesso!
Chi, sapendolo, prosegue sulla vecchia strada, espone di nuovo sé stesso/a e i suoi cari a quella sofferenza e violenza che certamente aborrisce, teme, e non si augura. Ma non basta pensarlo, perché non succeda. È necessario cambiare.
E possiamo.

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Il buono viene da uomini buoni che senza Dio rimarrebbero buoni.
Lo schifo viene da carogne infide che senza Dio rimangono carogne, ma davanti a tutti. Essi ci hanno derubato, plagiato, torturato e ucciso. Colpevoli!
Di più, perché essi avevano una responsabilità particolare nei nostri confronti. Colpevoli due volte. E per legge umana, che finalmente paghino.

No, non bastano le ‘scuse’ che il mite Karol fece. Tò, ragazzi, si è sbagliato, sono morti in migliaia qui e lì, che dire, che fare, chiediamo scusa a Dio, sarà sorpreso, oh quanto siamo tutti peccatori… vabbè, dai, come siamo umili però, eh?
Coooosa? A leggere la “Confessione delle colpe e richiesta di perdono” (sul sito del Vaticano) – evento giubilare attesissimo e poi ostentato con malcelato orgoglio e acclamato in ogni dove – viene da ridere. Ma parecchio da ridere, e anche da incazzarsi, a dire il vero. Si parla di gente sterminata e oppressa, di diritti umani, chissà che dirà, il mondo è in attesa, stiamolo a sentire:

(…)
Dio, Padre nostro, (…)
Per tutti coloro che hanno commesso ingiustizie
confidando nella ricchezza e nel potere,
e disprezzando i « piccoli »,
a te particolarmente cari,
noi ti chiediamo perdono:
abbi pietà di noi ed accogli il nostro pentimento.
(…)

Piccoli? ‘Ingiustizie’? Ma di che parla? E la sofferenza? La responsabilità? La penitenza? E cosa c’entra Dio, quando l’offesa e il danno furono causati alle persone? Possono dei criminali del passato passarla liscia in questo semplice modo? E cosa si fa materialmente perché non riaccada? E dove sono le famose scuse? Si ammette genericamente la colpa – e questo, va detto, è stato un bene – ma si mettono poco umilmente le mani avanti, si prega per il pentimento e la purificazione invece di cercarlo in sé stessi, e si chiede perdono non alle vittime, ma a Dio!
Basta questo, per una vera ‘purificazione della memoria’? Anzi, si può purificare il passato? Quanto è critica l’autocritica, in questa sorta di confessionale-spetta-colo? Queste scuse non hanno il minimo valore, in questo mondo.
Pianeta Terra chiama chiesa cattolica…

Perché queste doverose scuse siano valide, oggi e fra noi, è necessario almeno:

* Chiedere il perdono alle vittime, non a dio!
* Chiedere perdono per il dolore causato, non per i colpevoli!
* Piangere nel farlo.
* Riconoscere direttamente tutti gli orrori, fare i nomi e condannare i responsabili secondo le leggi del diritto civile.
* Cominciare dal passato e arrivare al presente, in tutta obiettività, e senza retorica.
* Attendere la risposta delle vittime (o dei portavoce).
* Risarcire congruamente, per quanto possibile.
* Impegnarsi con fermezza: da oggi, faremo questo e quest’altro perché non ricapiti più.
* Ammettere che la Chiesa può sbagliare, e rivedere la propria importanza alla luce dei fatti.

Il resto sono solo parole.

~ ∞ ~

Eccoci alla fine della terza parte. Come stai?
Considerato che il futuro può essere diverso dal passato, ti faccio tre domande:

1) Ti sembra spiritualmente affidabile questa gerarchia cattolica?
2) Perché in pochi ne parlano apertamente?
3) Cosa pensi sia necessario fare per migliorare le cose?